Goluboj Ekspress

Ilya Trauberg

T. It.: L’espresso Blu; T. Fr.: Le Train Mongol; Scen.: Ilya Trauberg, I. Jerikhonov; F.: B. Chrénnikov, Juri Stilianudis; Scgf.: B. Dubrovskij-Eske, M. Levin; Mu.: Edmund Meisel; Int.: S. Minin, I. Cernjàk, Ja. Gudkin, Ja. Zejmò, Z. Zanoni, San-Bo-Jan, Ciu-Se-Van, Csan-Kai; Prod.: Sovkinò-Stabilimento Di Leningrado; Pri. Pro.: 20 Dicembre 1929; 35 Mm. L.: 1570 M. D.: 57′ A 24 F/S. Bn

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Un film muto, dalla sua concezione fino al risultato finale, di una struttura massiccia e potente, che assesta colpi brutali. Un film che risveglia e flagella. Era ora. (…) Il titolo, L’espresso blu, può prestarsi a confusione. Si immagina un treno che scivola sulle sponde del mare, illuminato, idillico: che procede dolcemente e rapidamente al servizio di un’élite… Per­ché non intitolarlo L’espresso giallo, così che si senta la sua costante progressione, come un fiume che conduce con sé tutto ciò che può strappare alla terra dove passa, il fango, la sporcizia… (…) Bronenosets Potemkin (La corazzata Potemkin) nel 1925, Potomok Tchinguiz-Khana (Tempesta sull’Asia) nel 1928, Golubòi eksprèss nel 1930. Mescolate tra questi vertici alcuni drammi sociali di una pari qualità, alcuni teoremi in forma di dramma, alcuni documentari più drammatici che storie d’amore, e avete il cinema russo attuale. Aperto sul mare, questo ciclo silenzioso finisce all’interno delle terre come un assalto silenzioso…

Simboli, simboli. Tutto è simbolico. Ma senza insistere troppo. Non c’è nulla qui che ricordi l’uragano alla fine di Potomok Tchinguiz-Khana. Una sceneggiatura intensa, sostenuta da un’interpretazione di prima qualità. Può darsi che si rimproveri la mancanza di esterni. I russi sono più a loro agio quando mostrano la sabbia, il vento, le steppe che non i vagoni della compagnia internazionale dei wagon-lits. Nonostante la sce­neggiatura, intelligentemente tendenziosa ma che non inganna nessuno, L’espresso blu ci arriva all’inizio dell’inverno come un tonico, un rigeneratore dei fagociti di cui abbiamo tanto biso­gno per apprezzare le ‘grandi storie al cento per cento’”.

Claude Martin, “Close up”, Paris, dicembre 1930

Copia proveniente da