GOING MY WAY

Leo McCarey

Sog.: Leo McCarey. Scen: Frank Butler, Frank Cavett. F.: Lionel Lindon. M.: LeRoy Stone. Scgf.: Hans Dreier, William Flannery. Mus: Robert Emmett Dolan. Int.: Bing Crosby (padre O’Malley), Barry Fitzgerald (padre Fitzgibbon), Risë Stevens (Genevieve Linden), Frank McHugh (padre O’Dowd), Gene Lockhart (Ted Haines Sr.), William Frawley (Max), James Brown (Ted Haines Jr.), Porter Hall (Mr. Belknap), Fortunio Bonanova (Tommaso Bozanni), Eily Malyon (Mrs. Carmody). Prod.: Paramount Pictures · 35mm. Bn. D.: 126’.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Going My Way potrebbe essere il titolo di molti film di McCarey, i cui eroi comici sono sempre alla ricerca di compagni di viaggio in un universo instabile. “Going my way?” (“Fa la mia stessa strada?”), chiedeva già in un paio d’occasioni Irene Dunne a Charles Boyer in Love Affair. Questa volta però la ‘strada’ ha una sfumatura chiaramente dogmatica. McCarey, cattolico, per la prima volta introduce i suoi sentimenti religiosi in un film: c’è un passaggio netto dalla relativa spensieratezza dei film precedenti a una riflessione più strutturata, passaggio forse motivato da un grave incidente stradale occorso al regista nel 1940 e dai tragici eventi della Seconda guerra mondiale. Anche se c’erano già state alcune avvisaglie in Make Way for Tomorrow, Love Affair e Once Upon a Honeymoon (1942), in Going My Way il tono si fa decisamente più didattico. Ciò detto, McCarey tratta ancora con una notevole levità le questioni religiose, concentrandosi soprattutto sul dualismo tra vecchio e nuovo nel rapporto tra padre O’Malley e padre Fitzgibbon. Con l’eccezione di Spencer Tracy in San Francisco (1936) e in La città dei ragazzi (1938), i preti ritratti sullo schermo appaiono generalmente scialbi o bigotti, ma McCarey ricorre al riconoscibile senso dell’umorismo e alla presenza disinvolta di Bing Crosby per umanizzare lo stereotipo, e si spinge perfino ad attribuire al personaggio una passata relazione romantica con la cantante d’opera interpretata da Risë Stevens: scelta un po’ audace per quei tempi. Crosby e Fitzgerald entrano in una sintonia comica molto combattiva, e i due personaggi sono entrambi basati su veri sacerdoti: padre Eugene O’Malley di Chicago e un certo monsignor Conneally di Santa Monica.
Al pari di John Ford, McCarey non ha paura dei sentimenti, e questo film ha momenti di esplicito sentimentalismo, ma il regista e il cast riescono magistralmente a evitare la stucchevolezza. Going My Way fu un trionfo al botteghino, guadagnò sei milioni di dollari e nel 1945 fece incetta di Oscar (per il film, la regia, l’attore protagonista, l’attore non protagonista, la sceneggiatura e la migliore canzone), successo straordinario per un film che aveva preoccupato la produzione a causa del suo contenuto religioso. Going My Way contiene più musica degli altri film di McCarey – dalle melodie originali a classici come Silent Night e Ave Maria. Se, come si dice, il sogno irrealizzato del regista era quello di scrivere canzoni, con Crosby ebbe almeno l’opportunità di lanciare successi come Going My Way, Too-Ra-Loo-Ra-Loo-Ra e soprattutto Swinging on a Star.

Steve Massa

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