GALILEO GALILEI

Luigi Maggi, Arturo Ambrosio

Sog., Scen.: Arrigo Frusta. F.: Giovanni Vitrotti. Int.: Umberto Mozzato (Galileo Galilei). Prod.: S.A. Ambrosio 35mm. L.: 192 m. D.: 12’ a 16 f/s. Imbibito.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

All’epoca, il solito recensore pignolo si lamentava della scarsa aderenza del soggetto ai fatti storici. A noi importa molto meno, anche se è difficile dargli torto. Galileo finisce davanti al Sant’Uffizio per vendetta di un servitore che voleva approfittare delle grazie di sua figlia. Non basta come volo di fantasia? Eccone un altro: in chiesa, mentre se ne sta piegato sull’inginocchiatoio, il genio vede una lampada oscillare ed è colto dall’illuminazione che gli disvelerà i segreti del moto pendolare (irresistibile coacervo visivo che riassume accorato cattolicesimo e metodo scientifico sui generis). La sua teoria sul moto dei pianeti è una forma di proibito: quando i rappresentanti del clero si mettono in cerchio a consultare la pergamena su cui Galileo ha vergato le sue scoperte, reagiscono con indignazione, e gesticolano come se stessero mimando le forme di una donna. E quando lo scienziato è costretto a bruciare il frutto del proprio ingegno, se lo porta al petto come fosse un’amante che gli sta per essere strappata. Mentre la carta prende fuoco, si spalanca sul fondo una tenda, per mostrarci dietro le grate la figlia fatta letteralmente prigioniera dalle suore, aprendo abissi di sofferenze che non ci è dato vedere.

Andrea Meneghelli

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