Friday The Thirteenth
Sog.: G.H. Moresby-White, Sidney Gilliat; Scen.: Sidney Gilliat, Emlyn Williams; F.: Charles Van Enger; Mo.: R.E. Dearing; Scgf.: Alfred Junge, Alex Vetchinsky; Su.: George Gunn, H. E. Hand; Mu.: Bretton Byrd, Louis Levy; Int.: Jessie Matthews (Millie Adams), Ralph Richardson (Horace Dawes), Emlyn Williams (William Blake), Frank Lawton (Frank Parsons), Robertson Hare (Ralph Lightfoot), Leonora Corbett (Dolly), Max Miller (Joe), Eliot Makeham (Henry Jackson), Edmund Gwenn (Norman Wakefield), Mary Jerrold (Flora Wakefield), Sonnie Hale (Alf), Cyril Smith (Fred, l’autista), Ursula Jeans (Eileen Jackson), Gordon Harker (Hamilton Briggs), Belle Chrystall (Mary Summers), Donald Calthrop (Hugh Nicholls), Martita Hunt (Agnes Lightfoot); Prod.: Herbert Mason; Pri. pro.: 11 dicembre 1933. 35mm. D.: 89’.
Scheda Film
Per buona sorte o per sfortuna, i viaggi in autobus a Londra sono piuttosto monotoni. Ma è anche vero che nessun autobus odierno potrebbe mai ospitare la varietà di passeggeri che popolano il 134, proprio di venerdì tredici, il più sfortunato dei giorni, mentre fuori la pioggia scende copiosa. Ordinatamente ai loro posti, con la catastrofe sempre in agguato, ci sono alcuni dei migliori attori della Gaumont-British, quasi tutti provenienti dai palcoscenici teatrali. C’è Jessie Matthews, la star del musical, e assieme a lui quello strano e singolare attore che è Ralph Richardson, allora appena al suo secondo film. Poi c’è Max Miller, il re del music-hall con la sua parlata svelta e sconveniente, e Robertson Hare, il marito martoriato dalla moglie di tante e tante farse. Ma anche i caratteristi hanno diritto a un posto sull’autobus: Eliot Makeham, eternamente umile, e Muriel Aked, sciatta e saccente, che scende dall’autobus prima che questo vada a sbattere contro la gru di un cantiere. Come ne Il ponte di San Luis Rey di Thornton Wilder (un riferimento dichiarato, questo), il film usa l’espediente narrativo dell’incidente per poi tornare indietro a raccontare le storie delle persone coinvolte. Ma mentre il romanzo di Wilder aveva un tono drammatico, qui l’atmosfera è quella della commedia. L’allegria regna sovrana in una struttura scoppiettante che, grazie al montaggio, ci permette di saltare da una storia all’altra. Ogni elemento, dalla sceneggiatura alla scenografia, è accuratamente calibrato per ottenere il suo effetto e Victor Saville, uno dei migliori registi inglesi degli anni Trenta, ci conduce per mano tra le varie storie con consumata verve. Una delle caratteristiche tipiche di questi film “a più storie” è la possibilità di mettere a confronto diverse classi sociali. Non sempre con buoni risultati, è vero: l’autista dell’autobus (Sonnie Hale) che dovrebbe rappresentare la classe lavoratrice ai nostri occhi ora sembra un po’ troppo artificioso. Ma anche quando non tutto va alla perfezione, Friday the Thirteenth non perde smalto e riesce sempre a divertire. Salite a bordo senza timore.
Geoff Brown