FRENCHMAN’S CREEK
T. it.: L’avventura viene dal mare. Sog.: dal romanzo omonimo (1942) di Daphne du Maurier. Scen.: Talbot Jennings. F.: George Barnes. M.: Alma Macrorie. Scgf.: Hans Dreier, Ernst Fegté. Mus.: Victor Young. Int.: Joan Fontaine (Dona St. Columb), Arturo de Córdova (Jean Benoit Aubery), Basil Rathbone (Lord Rockingham), Nigel Bruce (Lord Godolphin), Cecil Kellaway (William), Ralph Forbes (Harry St. Columb), Harald Ramond (Edmond), Billy Daniels (Pierre Blanc). Prod.: Paramount Pictures, Inc. DCP. Col.
Scheda Film
Tutto è originale in questo film dalla raffinatezza estrema che, in seguito a molteplici sforamenti e centoquattro giorni di riprese, divenne a quanto pare la produzione più costosa fino a quel momento. Invece dell’atteso film d’azione, la trama elabora un’incantata fantasticheria a cui Leisen si abbandona lasciandosi ispirare da due personaggi che gli somigliano. Il pirata e la nobildonna sono infatti due estetiche tentano di sfuggire alla routine e alla mediocrità quotidiana a favore di un mondo fatto di splendore, gioco, divertimento e libertà. I dialoghi, abbondanti e letterari, esprimono bene la lucidità dei personaggi – e dell’autore – nella loro ricerca di un ideale probabilmente inaccessibile. Leisen, che aveva appena finito Le schiave della città, ebbe poco tempo per preparare il film. Si occupò principalmente delle scenografie, dei costumi e degli accessori, che sono tra i più sontuosi del cinema americano. Dovette lasciare alla sceneggiatura originale i suoi meandri e le sue lentezze e accettare una coppia di star abbastanza insolita al posto degli interpreti che avrebbe desiderato (Ray Milland e Claudette Colbert). Questi vincoli finirono tutti per giovare al film, il cui maggior vanto fu quello di essere girato in Technicolor con un gusto e una sensibilità plastica raramente eguagliati (si vedano in particolare le sublimi inquadrature della nave pirata che avanza nella foschia mentre i marinai cantano le diverse fasi della manovra). Rendiamo infine omaggio al pubblico dell’epoca sottolineando che questo film d’esteta, così estraneo alle regole, così originale nel suo assunto, fu uno dei maggiori successi commerciali dell’anno in cui uscì.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Éditions Robert Laffont, Parigi 1992
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