FRÄULEIN ELSE
R.: Paul Czinner. Sc.: Paul Czinner, dall’omonimo racconto Arthur Schnitzler (1924). Scgf.: Erich Kettelhut, Hermann Warm. F.: Karl Freund. In.: Albert Bassermann (Dr. Alfred Thalhof), Else Heller (sua moglie), Elisabeth Bergner (Else, la loro figlia), Albert Steinrück (signor von Dorsday, mercante di stampe), Grit Hegesa (Cissy Mohr), Adele Sandrock (zia Emma), Jack Trevor (Paul, suo figlio), Irmgard Bern, Antonie Jaeckel, Gertrud de Lalsky, Ellen Plessow, Tony Tetzlaff, Carl Goetz, Jaro Fürth, Paul Morgan, Alexander Murski. 35mm. L.: 1807m. D.: 77’ a 20 f/s.
Scheda Film
“La sua grazia delicata e fragile ma anche spigliata, il suo sguardo, il suo modo di lasciar spiovere la nera ciocca sulla guancia e poi di scostarla, il gesto rabbrividente con cui sollevava e si stringeva nelle spalle furono imitate migliaia di volte. Tutta Berlino, come disse Kortner, aveva una storia con lei, e i suoi amanti erano di ambedue i sessi. Essa diede vita – o meglio lo incarnò – a quell’ideale di bellezza androgina universalmente bramata dopo secoli di femminilità prorompente tutta mossettine. (Hilde Spiel, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 13.5.1986, in Hans-Michael Bock (Hg.), Cinegraph. Lexikon zum deutschsprachigen Film, 1984, s.p.)
“Dai tempi di Geiger von Florenz, di Nju e di Liebe Elisabeth Bergner si è sforzata di conseguire un proprio stile filmico. Ma l’effetto sullo schermo era assai lontano dai grandi successi sul palcoscenico. Perché? Elisabeth Bergner non si offriva alla macchina da presa. Camminava, accennava passi di danza qua e là, si faceva fotografare una, due, cento volte nelle medesime posture e il film offriva queste immagini al pubblico come un’ostia.
Davanti a questa situazione di stallo si dava una sola via d’uscita: la Bergner doveva accettare di avere nuovamente accanto a sé partner di rango. Doveva rinunciare alla sua posizione di star e tornare a una limpida prestazione attoriale. In questo senso Fräulein Else (Capitol) rappresenta una piacevole svolta in meglio. Qui si ravvisa una linea interpretativa, uno sviluppo che regge fino in fondo. La Bergner non si sottrae più alla macchina, sta al gioco e recita. Con fragilità, certo, in modo ipersensibile. Un po’ sottotono, si direbbe, con un ultimo vestigio di angoscia davanti alla parte nel disegnare questo profilo di fanciulla cesellato psicologicamente, esitando, ritraendosi, ma è proprio questa passività a conferire alla figura un che di velato, di lontano. Con cauti tratti parsimoniosi si prepara l’atmosfera della crisi erotica della sedicenne: il passaggio dall’entusiasmo sportivo al sogno angoscioso frutto di nevrosi, fino all’isteria, su su fino al suicidio. Un lento scivolare, un oscurarsi, uno spegnersi. Fräulein Else è la prima interpretazione filmica degna di tale nome di Elisabeth Bergner”. (Hans Sahl, Der neue Bergner-Film Fräulein Else. Der Montag Morgen, Berlin, Nr. 10, 11.3.1929, in Gero Gandert (Hg.), Der Film der Weimarer Republik. 1929, 1993)