FORBIDDEN WOMAN

Paul L. Stein

Sc.: Clara Beranger, da Brothers di Elmer Harrys. F.: David Abel. Scgf.: Wilfred Buckland, Mitchell Leisen. Cost.: Adrian. Ass.R.: Curt Reheld. In.: Jetta Goudal (Zita Gautier), Ivan Lebedeff (lo sceicco), Leonid Snegoff (il sultano), Josephine Norman (la domestica di Zita), Victor Varconi (colonnello Pierre Gautier), Joseph Schildkraut (Jean Lacoste), Catherine Dale Owen. P.: DeMille Pictures. Supervisione:William de Mille. 35mm. L.O.: 2022 m. L.: 1318 m. D.: 59′ a 20 f/s. Copia imbibita con il metodo Desmet / tinted print with Desmet method

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Paul Ludwig Stein non gode di un’ottima reputazione. Lilian Gish non gli ha mai perdonato di aver mandato a monte il suo ingresso nel cinema sonoro. La sua carriera in Germania e in Inghilterra è caduta nel dimenticatoio. Nondimeno, la visione di questa versione di Forbidden Woman fa venir voglia di saperne di più. Nato a Vienna nel 1892, è scritturato prima come attore, poi come regista, da Max Reinhardt. Lubitsch lo fa esordire al cinema. Dopo la guerra, parte per gli Usa, per tentare la fortuna come attore. Tornato in Germania, fonda la propria compagnia di produzione. Realizza molti film con Harry Liedtke protagonista e Das Martyrium con Pola Negri. Poi, riprende la via di Hollywood. Dopo un film per la Warner (My Official Wife), è preso sotto contratto da Cecil B. de Mille, per il quale girerà Forbidden Woman e Man-Made Woman. Quando de Mille abbandona la produzione, Stein gira ancora un film muto e due sonori negli USA; poi si traferisce in Inghilterra, dove continuerà a realizzare film apparentemente senza importanza fino al 1951, anno della sua morte. Forbidden Woman è in tutta evidenza una piccola produzione che poggia in larga misura sui tre attori principali, della troupe di de Mille. Anche nella versione che ci è pervenuta, la mancanza di mezzi è palese in alcune scene (l’imboscata, l’arrivo dei superstiti al forte). Non sembra che Stein abbia fatto grandi sforzi per nasconderlo. Al contrario, per quello che possiamo giudicare, le scene d’azione non gli interessano. Egli dimostra invece un sorprendente virtuosismo nelle scene psicologiche: gli piace esplorare i minimi meandri, anche complicandoli con esitazioni che diano maggior profondità alla scena. Il suo montaggio è talmente serrato da suggerire un’attitudine ambigua con la semplice introduzione di un’inquadratura che spezza il previsto svolgimento dell’azione.

Jean-Marie Buchet, Cinémathèque Royale de Belgique

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