FIOR DI MALE
35mm. L.: 1291m. D.: 62’ a 16 f/s. R.: Carmine Gallone. S., Sc.: Nino Oxillia. F.: Domenico Grimaldi. In.: Lyda Borelli (Lyda), Augusto Poggioli (il banchiere Rogers), Cecyl Tryan (Cecyl), Fulvia Perini (Fulvia Rogers), Ruggero Barni (Ruggero Davusky). P.: Cines, Roma.
Scheda Film
“Confesso di uscire spesso dal cinema profondamente commosso e scosso. Nel loro insieme i drammi cinematografici sono peraltro destinati a commuovere e a produrre sentimenti edificanti, pur non disdegnando il condimento del sensazionale. E naturalmente questi siffatti drammi sono privi di valore letterario. Ma vi sono altri valori oltre a quelli letterari: i valori della vita, quelli della vicenda esemplare. Vittoria dei buoni sui cattivi, magnanimità del perdono, occhi umidi raggianti di gratitudine e d’amore reclamano con urgenza di trovare il loro corrispettivo nella vita reale. No, il cinema non attenta alla pubblica moralità, anzi all’opposto è ultramoralistico, pedantemente moralistico.
Infine: che pensare dell’arte della recitazione in cui eccellono straordinari interpreti? A quanti di noi è dato di vedere in carne e ossa sulla scena una Francesca Bertini, una Robinne, una Lyda Borelli, una Asta Nielsen, una Porten, una Mistinguett? Ebbene, al cinema esse ci vengono amabilmente a trovare e fin dall’inizio della proiezione si presentano davanti a noi con un seducente sorriso. Ma poiché con l’assenza della parola il ruolo principale, nel cinema, spetta alla mimica e alla gestualità, in questo campo sommi maestri si rivelano gli italiani. Qui si assiste ad autentiche rivelazioni formali, si pensi per esempio al modo di camminare o al gioco delle braccia. E quando a una tale maestria si accompagna la bellezza, allora nella sfera dell’eccellenza si raggiunge il sublime, in una parola: Lyda Borelli”. (Carl Spitteler, Meine Bekehrung zum Cinema, Basler National-Zeitung, 11. April 1916, in Fritz Güttinger, Kein Tag ohne Kino, 1984)