Fiamma Simbolica

Eugenio Perego

Sog.: Washington Borg; F.: Emilio Guatari; Int.: Berta Nelson, Ugo Gracci, Rina Maggi, Luigi Maggi, Raimondo van Riel; Prod.: Film d‘Arte Italiana

35mm. L. or.: 1270 m. D.: 58‘ a 19 f/s. Co

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Accompagnamento al piano di Donald Sosin

In Vittoria o morte! (Segundo de Chomon, 1913), presentato lo scorso anno all‘interno della rassegna sulle donne avventurose del cinema muto, Berta Nelson è l‘impavida eroina che si getta dall‘aeroplano su una nave in fiamme nel film; poi, nel 1921, diventa produttrice. In Fiamma simbolica, film ‘psico-poliziesco’ recita invece la parte della moglie che cerca l‘assassino dell‘amato marito, ma che finirà per spegnere la fiamma che illuminava il suo amore – suo marito non è la vittima, ma il carnefice, colpevole di avere usato violenza ad una giovane.
(Mariann Lewinsky)

Il film, infatti, realizzato nel 1917, ottenne il visto di censura solo due anni dopo, uscì in poche città e scomparve quasi subito dalla circolazione. Fiamma simbolica, opera non priva di una sua malinconica grazia, è anche una conferma dell’indubbio talento di Eugenio Perego (1876-1944), a stento ricordato come esecutore di qualche film dambriano (Papà mio, mi piaccion tutti!, La chiamavano Cosetta). In realtà, Perego, che agli inizi della sua carriera aveva fatto l’attore, l’operatore e lo sceneggiatore prima di diventare regista, può vantare nella sua filmografia titoli non certo minori, a cominciare da I due sergenti (1913) a tutta una serie di film realizzati a Milano con la spigliata Una Millefleurs. Nel 1917 dirige Musidora nel suo unico film italiano, La vagabonda, da un racconto di Colette; divenne poi il regista di fiducia di Pina Menichelli, dal Padrone delle ferriere al Giardino delle voluttà, a La disfatta dell’Erinni e La storia di una donna (…) Dopo due allegri film con Galaor (Galaor contro Galaor) e Saetta (Caporal Saetta), si trasferì a Napoli, dove la sua riduzione della pochade Mam’zelle Nitouche (Santarellina), con Leda Gys, ebbe un larghissimo consenso di pubblico e di critica. Gustavo Lombardo non se lo fece sfuggire e finché la Casa napoletana fu attiva, gli affidò altri otto film a gloria della Gys, una serie di indiavolate commedie a sfondo partenopeo, che furono i maggiori successi del cinema italiano nei peggiori anni della crisi; con l’ultimo di questi, La signorina Chicchiricchi, Perego e la Gys si ritirarono dal cinema.
Buon narratore, dotato di un istinto sempre controllato e di uno straordinario senso dello spettacolo, i film che ci restano di lui testimoniano una direzione ragionata ed elaborata, una “cultura” cinematografica perfettamente assimilata.
(Vittorio Martinelli, Catalogo Il Cinema Ritrovato 1991, Cineteca di Bologna, Bologna 1991)

 

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