EL COCHECITO
Sog.: dal romanzo Pobre, paralítico y muerto (1960) di Rafael Azcona. Scen.: Marco Ferreri, Rafael Azcona. F.: Juan Julio Baena. M.: Pedro del Rey. Scgf.: Enrique Alarcón. Mus.: Miguel Asins Arbó. Int.: José Isbert (Don Anselmo Proharán), Pedro Porcel (Carlos Proharán), José Luis López Vázquez (Alvarito), María Luisa Ponte (Matilde), Antonio Gavilán (Don Hilario), Chus Lampreave (Yolanda), Antonio Riquelme, Carmen Santonja, María Isbert. Prod.: Pere Portabella per Portabella Film, Films 59. DCP. Bn.
Scheda Film
Rivisto oggi El cochecito […] sembra non avere subito in nulla l’usura del tempo: appare feroce e tenero, ridente e ghignante, intelligente e disperato come allora apparve. Ma indubbiamente più chiara e più definita risulta la sua funzione storica e più comprensibile il ruolo di rottura, che allora gli attribuì – e tuttora gli attribuisce – la critica madrilena più avveduta, nei confronti delle stagnanti acque della cinematografia spagnola dell’epoca. […] Ferreri ha il grande merito […] di connettere organicamente, e di fondere persuasivamente, le indicazioni di un ipotetico cinema della ‘liberazione’ (il neorealismo) con quelle di una istintiva e sottile poetica del ‘rifiuto’ splendidamente legata alla tradizione dell’‘humor negro’ iberico. Il tramite di questa operazione è, assieme allo stesso Ferreri, lo sceneggiatore Rafael Azcona (che poi gli starà accanto in molti tra i suoi film migliori), le cui invenzioni stanno alla base del ‘plot’ (ma anche della sceneggiatura e dei dialoghi) di El cochecito: la storia di un ottuagenario ossessivamente querulo, Don Anselmo, che, vedendo alcuni suoi amici (paralitici, storpi, invalidi, ecc.) dotati di efficienti motocarrozzelle, ne vuole anche egli una, pur reggendosi ancora benissimo sulle proprie gambe, e dopo averla vanamente richiesta al figlio avvocato con cui convive, avvelena l’intera famiglia per potersela comprare. La grande abilità di Ferreri consiste soprattutto nell’avere inserito il paradosso di fondo del plot in un tessuto da commedia neo-realistica […], trasformando perciò il tutto in una corrosiva e graffiante allegoria, senza che mai il tessuto narrativo del film abbia toni ‘alti’, da discorso metaforico, ma facendo sì, anzi, che esso proceda, senza sbalzi, in una sostanziale e sotto molti aspetti mirabile continuità, in chiave di sorvegliato ma ridente ‘bozzetto’. […] Una delle ricchezze maggiori di El cochecito è che la sua portata allegorica è tanto densa da offrire diverse chiavi di lettura (non alternative, ma semmai integrative tra loro) a ogni visione successiva.
Lino Miccichè, Don Anselmo avvelena figli e nipoti per una carrozzella, “Avanti!”, 23 agosto 1978