DR. NO
Sog.: dal romanzo omonimo (1958) di Ian Fleming. Scen.: Richard Maibaum, Johanna Harwood, Berkely Mather. F.: Ted Moore. M.: Peter Hunt. Scgf.: Ken Adam. Mus.: Monty Norman. Int.: Sean Connery (James Bond), Ursula Andress (Honey Ryder), Joseph Wiseman (Dr. No), Jack Lord (Felix Leiter), Bernard Lee (‘M’), Anthony Dawson (professor Dent), John Kitzmiller (Quarrel), Zena Marshall (Miss Taro), Eunice Gayson (Sylvia Trench), Lois Maxwell (Miss Moneypenny). Prod.: Harry Saltzman, Albert R. Broccoli per Eon Productions, Ltd.. 35mm. D.: 110’. Technicolor.
Scheda Film
La prima uscita sul grande schermo di James Bond, che si svolge prevalentemente in un unico spazio e conserva i fuochi d’artificio per l’ultimo rullo, è ben lontana dalle avventure esplosive e cosmopolite cui ci siamo nel tempo abituati. È una cosa tranquilla, che privilegia l’aspetto spionistico: il combattimento più vivace è quello tra la scarpa di Bond e una tarantola. Ma il DNA della serie si conserva inalterato, e quel che colpisce di Dr. No sono la rapidità e la sicurezza con cui fissa l’identità di Bond, mettendo già in scena i tanti stilemi che diventeranno il marchio di fabbrica degli 007 dei sessant’anni successivi. Dr. No è un film fatto di entrate perfette. Prima ancora di trovarlo seduto al tavolo del baccarat, conosciamo il Bond di Sean Connery (cioè la controfigura Bob Simmons) vedendolo attraverso la canna di una pistola nella gunbarrel sequence di Maurice Binder. Il celebre “Bond, James Bond” fa di Connery una star. L’attore dona al suo personaggio un magnetismo, una spietatezza (“Ha sparato i sei colpi” dice al malcapitato che ha finito le pallottole) e un asciutto senso dell’umorismo che faranno da punto di riferimento per i cinque attori che interpreteranno quel ruolo. Ma la visione più memorabile qui è un’altra: l’uscita dall’acqua di Ursula Andress/Honey Ryder in bikini ci regala quell’entrata in scena istantaneamente emblematica che la serie tenterà spesso di emulare (arrivando all’esplicito omaggio in La morte può attendere del 2002) senza mai riuscire a eguagliarla. La fotografia è di Ted Moore, che girerà altri sei Bond. Dato il budget modesto, si fa grande affidamento sul mare blu e sul sole splendente dei Caraibi prima di dare allo scenografo Ken Adam la possibilità di sbizzarrirsi con il covo del Dr. No. Dai lussuosi alloggi in cemento del cattivo (che ostenta il ritratto del Duca di Wellington di Goya, rubato alla National Gallery nel 1961), alle sfumature rosate dei tunnel del compound, fino alla stanza di controllo nucleare con la sua piscina che manda bagliori radioattivi e le luci rosse dell’allarme, le scenografie conferiscono al finale del film le ambientazioni giustamente spettacolari e prefigurano le creazioni più elaborate dei film a venire.
Philip Concannon