Dokfah Nai Meu Maan

Apichatpong Weerasethakul

T. int.: Mysterious Objetct at Noon. F.: Prasong Klinborrom, Apichatpong Weerasethakul. M.: Mingmongkol Sonakul, Apichatpong Weerasethakul. Int.: Somsri Pinyopol, Kannikar Narong, Chakree Duangklao, To Hanudomlap, Duangjai Hiransri. Prod.: Gridthiya Gaweewong, Mingmongkol Sonakul. 35mm. D.: 89′. Bn

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il regista thailandese Apichatpong Weerasethakul, vincitore della Palma d’oro a Cannes nel 2010 per Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, è oggi uno dei cineasti e artisti visivi più celebrati. Alla fine degli anni Novanta, quando realizzò il suo primo film, non poteva forse prevedere l’incredibile carriera che lo aspettava, ma la dolcezza, l’intelligenza e la stravaganza che oggi siamo abituati ad associare alla sua opera erano già al massimo del loro fulgore. Dokfah Nai Meu Maan, prodotto con pochi soldi e girato su pellicola 16mm bianco e nero, con la sua estetica ‘low fi’ tradisce l’influenza del cinéma vérité. L’intreccio turbinoso, tuttavia, è un misto di fantasy, road movie e cadavre exquis, il gioco amato dai surrealisti. Il regista parte da Bangkok per dirigersi verso sud; in viaggio, viene a conoscenza di una storia che ripete poi agli abitanti di un villaggio thailandese perché la elaborino. Negli incontri successivi la storia si amplia e si trasforma fino a diventare un oggetto collettivo, una sorta di fiabesca docufiction (e guarda caso il film si apre con le parole “C’era una volta…”). Il titolo può essere tradotto approssimativamente “Fiore del Paradiso nella mano del Diavolo”. Dokfah è anche il nome della donna che appare nella storia all’interno del film nel ruolo di insegnante di un ragazzo paraplegico. Il titolo richiama gli intricati melodrammi che affollavano gli schermi thailandesi durante la giovinezza del regista. Nelle mani di Weerasethakul assume però un nuovo significato, trasformandosi in una meta-narrazione epica: “È un film a sé stante, con un titolo che attraversa la nostra percezione come un’astronave aliena. Alla fine, quando un gruppo di scolari ridacchianti inventa la storia di una strega che si trasforma in tigre, si finisce per restare profondamente incantati da questo genere atipico di intrattenimento che potrebbe segnare la nascita di una nuova forma d’arte, il surrealismo rurale. Il film di Weerasethakul è come un pezzo di musica da camera che lentamente e sapientemente si dilata in un movimento sinfonico”

Elvis Mitchell, “The New York Times”

 

Le modeste circostanze produttive del film hanno reso il restauro particolarmente urgente. La pellicola invertibile 16mm originale è andata perduta e si è dovuto ricorrere all’internegativo per ingrandimento a 35mm contenente sottotitoli inglesi permanenti. Questa fonte è stata sottoposta a scansione e a restauro digitale: la polvere, i graffi e altri segni visibili sono stati rimossi mantenendo intatti l’aspetto (e i difetti) del materiale di partenza. La correzione digitale del colore si è svolta nel laboratorio LISTO di Vienna. Il negativo 35mm della colonna sonora ottica è stato trasferito al laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna e sottoposto a restauro digitale alla Technicolor Ltd di Bangkok. L’intero processo si è svolto in stretta collaborazione con Apichatpong Weerasethakul e completato nel giugno 2013. I risultati sono un nuovo internegativo 35mm e un negativo di conservazione della colonna sonora ottica, un DCP per le proiezioni digitali e una nuova copia di proiezione 35mm.

Oliver Hanley, Alexander Horwath

 

 

 

Restaurato nel 2013 da Österreichisches Filmmuseum e The Film Foundation World Cinema Project a partire da un internegativo 35mm depositato da Apichatpong Weerasethakul e conservato presso l'Österreichisches Filmmuseum