DIE FRAU AM WEG
Sog.: dalla pièce Der Flüchtling (1944) di Fritz Hochwälder ispirata a un’idea di Georg Kaiser. Scen.: Eduard von Borsody, Irma Firner, Walter Firner. F.: Walter Riml. M.: Arnfried Heyne. Mus.: Willy Schmidt-Gentner. Int.: Brigitte Horney (Christine), Robert Freytag (Flüchtling), Otto Woegerer (Rupp). Prod.: Willi Forst per Willi Forst-Film. DCP. Bn.
Scheda Film
Die Frau am Weg è, così come Die Sonnhofbäuerin, un film che si sarebbe potuto realizzare solo nel 1948, almeno se guardiamo alla produzione austriaca di quell’anno nel suo complesso. Mentre tutt’attorno alla repubblica alpina occupata la Guerra fredda si faceva di mese in mese più calda, l’Austria si concentrava piuttosto su se stessa. Da un lato il 1948 segnò il decimo anniversario dell’Anschluss, con tutta una serie di feste e funzioni popolari che tornarono a svolgersi per la prima volta dopo dieci anni. Dall’altro lato, almeno nel cinema, fu l’anno della resa dei conti: nel 1948 si riversarono sul pubblico domestico più o meno tutti i film importanti dell’immediato dopoguerra che trattavano delle colpe dell’Austria durante il periodo nazista. Nelle opere di quell’anno furono ammesse e dette esplicitamente cose che per molto, molto tempo non sarebbero più state sfiorate dal cinema austriaco.
La storia di Christine, la moglie di una guardia di frontiera che incontra un prigioniero in fuga, se ne innamora e vuole scappare con lui in Svizzera, comprende un dettaglio che ancora oggi appare sconcertante nella sua franchezza politica: quando la donna capisce che il prigioniero è destinato a un campo di concentramento e sembra esserci già stato, gli chiede se fosse così orribile come si diceva nel suo paesino di montagna. Eccola, la cruda verità negata troppo a lungo e ora rivelata in un melodramma Heimat dalle sfumature noir: tutti sapevano. Dettaglio interessante, il testo che apre il film si rivolge, nelle ultime righe, non solo agli spettatori austriaci ma anche a quelli stranieri: era un’opera destinata ai posteri, in tutta la sua rilevanza e attualità.
Olaf Möller