DIE ALM AN DER GRENZE
Sog.: dal romanzo Der Besondere. Eine Hochlandsgeschichte (1893) di Ludwig Ganghofer. Scen.: Aldo von Pinelli, Peter Ostermayr, Franz Antel. F.: Werner Krien, Peter Haller. M.: Adolf Schlyßleder. Mus.: Bernhard Eichhorn. Int.: Richard Häußler (Sepp), Inge Egger (Zäzil), Willy Rösner (Florian Pfrointner), Ingeborg Cornelius (Wabi), Paul Richter (Martl Bründl), Gustl Stark-Gstettenbaur (Ferdl), Paula Braend (la moglie del sindaco), Ilse Fitz (Resi). Prod.: Peter Ostermayr per Peter Ostermayr-Film GmbH. 35mm.
Scheda Film
Un altro adattamento da Ludwig Ganghofer, ancora una volta un testo raramente portato sullo schermo (il romanzo breve Der Besondere. Eine Hochlandsgeschichte). Qui il protagonista è interpretato dal regista di Die Martinsklause, Richard Häußler. Die Alm an der Grenze, come vari altri film coevi – per esempio Sündige Grenze (1951) di Robert Adolf Stemmle o Das Bankett der Schmuggler (1952) di Henri Storck – parla di contrabbando, crimine molto in voga in quel periodo. I piccoli traffici inizieranno presto a scomparire con la fondazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, all’origine dell’Unione Europea. Qui è l’aitante Sepp, un evaso che si nasconde in un remoto villaggio alpino, a essere coinvolto in traffici oltreconfine, come scopriranno Martl, il suo datore di lavoro, e Zäzil, la bella donzella amata da entrambi.
Il film occupa un posto speciale nel cuore di molti impertinenti cinefili di lingua tedesca perché alla regia collaborò (non accreditato) Franz Antel, uno dei registi austriaci di maggior successo commerciale, i cui film per lo più privi di ispirazione sono troppo noiosi perfino come guilty pleasure. Antel era un pittore della domenica travestito da zio vizioso, perennemente insultato da critici senza rispetto per le montagne di soldi che facevano i suoi film, ma alla fine troppo cinico e avvilito per impegnarsi, ben sapendo che la nudità femminile (o la sua promessa) avrebbe sempre fatto il pieno al botteghino. Die Alm an der Grenze, come forse un’altra manciata di titoli nella sua vastissima filmografia, indica che possedeva una certa padronanza del mestiere, e forse un talento autentico.
Olaf Möller