DER MÜDE TOD
Sog., Scen.: Thea von Harbou (non accreditata), Fritz Lang. F.: Erich Nitzschmann, Hermann Saalfrank, Fritz Arno Wagner. Scgf.: Walter Röhrig, Hermann Warm, Robert Herlth. Int.: Lil Dagover (la giovane donna, Zobeide, Monna Fiammetta, Tiao Tsien), Walter Janssen (lo sposo, Frank, Giovanfrancesco, Liang), Bernhard Goetzke (la Morte, El Mot, l’arciere), Rudolf Klein-Rogge (Girolamo, il Derviscio), Hans Sternberg (il sindaco), Max Adalbert (il notaio, il tesoriere), Wilhelm Diegelmann (il medico), Karl Platen (il farmacista), Erich Pabst (l’insegnante). Prod.: Erich Pommer per Decla-Bioscop AG. DCP. Imbibito.
Scheda Film
Der müde Tod (la Morte stanca) offre un’elegantissima convergenza tra macchina del Destino e struttura narrativa. […] Der müde Tod è anche una delle creazioni più squisite del cinema di Weimar e forse il più bello tra i film ispirati a fiabe e racconti popolari. […] Nelle didascalie del film e nella caratterizzazione ‘naïf ’, Lang e Harbou invocano lo stile del racconto popolare, con la sua semplicità e la sua psicologia, la sua materializzazione di figure metafisiche e la sua aspirazione a trasmettere lezioni di saggezza sulle antinomie della vita e sull’intreccio tra amore e morte. Ma nel consapevole rimando alla tradizione orale, Der müde Tod cela anche una complessa meditazione sulla narrazione cinematografica. La trama è una delle invenzioni più poetiche della sceneggiatrice Harbou. […] La linearità e la simmetria del racconto non oscurano l’intensa meditazione sulla natura del raccontare. Mentre seguiamo lo svolgimento della trama, con la consapevolezza che si tratta di una storia che ci viene narrata, il film orienta la nostra attenzione verso i dispositivi che ne sottendono la struttura e verso processi extradiegetici quali la scelta degli attori e l’organizzazione narrativa. La divisione in sei rulli cui corrispondono altrettanti ‘versi’ configura il film come un pezzo pregiato di storytelling. […] Lang/ Harbou fanno inoltre uso della ripetizione per stabilire richiami e legami tra i vari racconti. Le analogie strutturali e narrative tra le tragiche storie d’amore invitano lo spettatore a interpretarle come varianti di una stessa trama, e creano una sensazione di ineluttabilità mediante la ripetizione della medesima dinamica narrativa e i finali identici. Ciascuna storia procede implacabile verso la sua conclusione, come il destino. Quella conclusione è la morte, e ogni volta è segnalata dalla comparsa di Goetzke: la morte diviene un’incarnazione del fato perché rappresenta l’inevitabile. La narrazione riproduce perfettamente la lotta contro la morte e dunque contro il destino: una lotta che si conclude con la resa. In Der müde Tod la storia incarna la macchina del Destino, il Sistema che finisce sempre allo stesso modo. Ed è per questo che la Morte è stanca.
Tom Gunning, The Films of Fritz Lang. Allegories of Vision and Modernity, BFI Publishing, Londra, 2000
Restaurato in 2K da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung con il supporto di Bertelsmann, con fondi per il restauro digitale del Beauftragte der Bundesregierung fur Kultur und Medien, e con il supporto dell’associazione Freunde und Forderer des deutschen Filmerbes e.V. presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. Come base per il restauro e stato utilizzato un controtipo negativo 35mm in bianco e nero del MoMA di New York. Singoli fotogrammi provengono dalla copia in bianco e nero della Cinematheque de Toulouse. Le colorazioni originali delle singole scene sono state simulate usando le copie di distribuzione di altre produzioni Decla coeve