DER FELDARZT/DAS TAGEBUCH DES DR. HART

Paul Leni

Sc.: Hans Brennert. F.: Carl Hoffmann. Scgf.: Paul Leni. In.: Käte Haack (Ursula von Hohenau), Adolf Klein (Conte Bransky), Dagny Servaes (Jadwiga, sua figlia), Ernst Hofmann (Conte Bronislaw von Kratschinsky), Heinrich Schroth (Dott. Robert Hart). P.: Bufa. 35mm. L.: 1200m D.: 64’ a 16 f/s.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Questo film, che in molte parti ha la forza realistica del documentario, è il più antico, tra i pochi sopravvissuti, diretto da Leni. Fu girato durante la Prima Guerra Mondiale ed è probabilmente la più straordinaria testimonianza cinematografica di quel sentimento mistico che pervase la gran parte degli intellettuali tedeschi nei primi anni del conflitto e che la moglie di Max Weber, Marianne, descrisse nelle pagine del suo diario: ‘Come sono meravigliosi questi primi mesi! L’intera vita interiore viene ricondotta a linee semplici, grandi e comunitarie. Svanisce tutto ciò che è privo d’importanza. Ognuno è di buona volontà. Ogni giornata comporta operosità e tensione: è il punto più alto dell’esistenza. […] Non siamo più ciò che siamo stati per tanto tempo: individui soli. […] L’amore ardente per la comunità (Gemeinschaft) spezza i limiti dell’io. Ognuno diventa un solo sangue e un solo corpo con gli altri, tutti uniti in fratellanza, pronti ad annullare il proprio io nel servizio”.

(Marianne Weber, Max Weber, Ein Lebensbild, Tübingen 1926)

“A conferma del profondo radicamento nella cultura germanica del tema della guerra adduciamo l’esempio di Freud, in generale distante dalla Ideologia della guerra (Kriegsideologie) e tuttavia autore nel 1915 di un saggio impregnato del dibattito e dello spirito del tempo: ‘È chiaro che la guerra doveva spazzar via questo modo convenzionale di considerare la morte. La morte non può oggi essere negata; siamo costretti a crederci. Gli uomini muoiono veramente; e non più uno alla volta, ma in gran numero, spesso a decine di migliaia al giorno. Non è più qualcosa di casuale ormai […] E la vita è nuovamente divenuta interessante, e ha ritrovato tutto il suo contenuto’”.

(S. Freud, Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, in Opere, a cura di C. L. Musatti, vol.8, Torino 1976)

 

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