DEN SORTE DRØM

Urban Gad

35mm. L.: 439m. D.: 58’ a 16 f/s. R., Sc.: Urban Gad . F.: Adam Johansen. In.: Asta Nielsen (Stella, la cavallerizza), Valdemar Psilander (Conte Johann von Waldberg), Gunnar Helsengreen (Adolf Hirsch, gioielliere), Ellen Gottschalch, Peter Fjelstrup. P.: Fotorama, Aarhus.

 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Il fenomeno degli artisti e soprattutto degli attori in quanto star non è né un’invenzione del cinema né qualcosa di estraneo all’epoca dei cortometraggi, basti pensare alla popolarità cinematografica di un Otto Reutter o di un Max Linder. Ma quando nell’interesse della distribuzione monopolistica prese piede il lungometraggio, il rapporto della cinematografia con le star mutò. Per la prima volta nella storia del cinema tedesco (e perfino europeo), in Germania nel 1911 venne ‘costruita’ dalla distribuzione monopolistica una star, vale a dire una carriera con il sostegno della pubblicità, per la quale l’intensa reclamizzazione dei film distribuiti dalle grandi case associate in monopolio offriva una base eccellente. Cambiò così il carattere della star cinematografica, perché per la prima volta nell’ambito della strategia di commercializzazione si puntò deliberatamente sul nome di un attore o di una attrice; fino ad allora neppure la Pathé aveva tratto profitto in questo senso dalla popolarità delle sue star Max Linder o Charles Prince.

Poiché, tanto la pubblicità incentrata sui divi, quanto la stessa idea che nei film tutto l’interesse si focalizzasse non sull’azione ma sugli interpreti, era ancora estranea al cinema tedesco, la protagonista della prima iniziativa di popolarizzazione divistica si trovò confrontata, rispetto a quasi tutte le attrici che vennero dopo di lei, con un compito enorme, per quanto ella potesse contare su presupposti particolarmente favorevoli al successo dell’operazione, in quanto non aveva concorrenti. E Asta Nielsen divenne in fin dei conti il mito più potente dei primordi della storia del cinema tedesco”. (Corinna Müller, Frühe deutsche Kinematographie. Formale, wirtschaftliche und kulturelle Entwicklungen, 1994)

Copia proveniente da

Copia positiva stabilita nel 1999 a partire da un duplicato negativo