DECAMERON NIGHTS
Sog.: da tre novelle del Decameron di Giovanni Boccaccio. Scen.: George Oppenheimer. F.: Guy Green. M.: Russell Lloyd. Scgf.: Thomas Morahan. Mus.: Antony Hopkins. Int.: Joan Fontaine (Fiametta/Bartolomea/Ginevra/Isabella), Louis Jourdan (Boccaccio/Paganino/ Guilio/Don Bertando), Godfrey Tearle (Ricciardo/Bernabo), Joan Collins (Pampinea/Maria), Binnie Barnes (Contessa di Firenze/La contessa/ Nerina/la vecchia strega), Eliot Makeham (governatore di Majorca), Marjorie Rhodes (Signora Bucca), Noel Purcell (padre Francisco). Prod.: M.J. Frankovich per Amerit Film Corp., Film Locations, Ltd. 35mm. D.: 84’.
Scheda Film
Mentre nel secondo dopoguerra i paesi europei ricorrevano a incentivi fiscali e sovvenzioni nella speranza di rivitalizzare le rispettive cinematografie, astuti produttori americani iniziarono a escogitare complicati piani per approfittare delle nuove fonti governative di finanziamento, portando alla nascita delle cosiddette runaway production. Il produttore Mike (poi M.J.) Frankovich riuscì a organizzare le riprese in esterni di Decameron Nights prevalentemente in Spagna, utilizzando – secondo un articolo del “Motion Picture Herald” – i fondi di una compagnia petrolifera americana che erano stati congelati in Spagna dal governo Franco, mentre gli interni furono girati agli Elstree Studios nei pressi di Londra, beneficiando così della sovvenzione a sostegno dei produttori britannici prevista dal piano Eady.
Le circostanze sembravano fatte su misura per un poliglotta giramondo come Fregonese, che passò buona parte della sua carriera successiva a gestire in Europa e Sudamerica coproduzioni internazionali finanziate in maniera traballante. Decameron Nights è però un film bello e solido, abilmente costruito per mettere in risalto sia le location spagnole (che il più delle volte sostituiscono le colline fiorentine) sia le notevoli qualità del cast. Ritroviamo ancora una volta i temi cari a Fregonese della prigionia e della fuga, qui trasposti sul piano erotico. Alla ricerca della bella vedova Fiametta (Joan Fontaine, nell’interpretazione più sensuale della sua carriera), il poeta Giovanni Boccaccio (che ha l’imperturbabile garbo di Louis Jourdan) la trova nella sua tenuta di campagna nei pressi di Firenze dove si è rifugiata con cinque dame di compagnia per sfuggire alla peste. Boccaccio riesce a entrare nel convento improvvisato (dove Fontaine indossa un monacale abito bianco e nero) offrendosi di intrattenere le signore con le sue novelle.
Il film a episodi, composto da una cornice narrativa e tre o quattro storie indipendenti, doveva la sua popolarità a titoli come Dead of Night (Incubi notturni, 1945) e Le Plaisir (Il piacere, 1952), ma con Fregonese e il suo sceneggiatore George Oppenheimer la formula prende una nuova direzione. I racconti sono presentati come un arguto e ironico dialogo di seduzione in cui Fiametta e Boccaccio si immaginano in tre diverse situazioni erotiche. Lavorando con il direttore della fotografia britannico Guy Green, Fregonese manipola abilmente la palette dei colori, contrapponendo l’illuminazione naturale e le tonalità terrose della cornice narrativa alle ombre espressionistiche e agli audaci colori primari degli episodi. Un film seducente e generoso che contrasta piacevolmente con le opere più cupe del regista.
Dave Kehr