DALL’AMORE AL DISONORE

Ugo Falena


Sog.: Guido Silvani. Prod.: Film d’Arte Italiana / S.A. Pathé Frères; 35mm. L. or.: 530 m. L.: 500 m. D.: 19’ a 16 f/s. Imbibita e virata / Tinted and toned.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

«Triste e pietosa passione che travolge l’anima di un giovane ben nato, è quella che si palesa in un dramma abilmente concepito e condotto da Guido Silvani e nel quale incombe una fatalità tragica e altamente commovente.» («Rivista Pathé», 6/10/1912)


Il film, sin dal titolo, espone una problematica che sarà più volte affrontata nei film della FAI: la perdita dell’onore. Nel 1913 verranno realizzati altri tre film sull’argomento: L’onore del banchiere, L’onore riconquistato, Per l’onore di una donna. La FAI non era nata col solo scopo di realizzare pellicole di alto valore artistico, ma intendeva anche «educare» gli spettatori. La frase di lancio del film chiarisce tale scopo: «In questo potente cine-dramma, come in tutti gli altri che il Consorzio Pathé ha prodotto, è manifesto il senso intimo di educare, presentando il vizio nelle sue brutture, affinché lo si fugga». Dall’amore al disonore è uno dei primi film che si distacca dalla produzione consueta della FAI, il film in costume. Ad esso si preferisce il «cine-dramma», ossia un soggetto contemporaneo, scritto appositamente per il cinema. L’ispirazione nasce da vicende comuni; non più i palazzi nobiliari di una volta, ma i salotti borghesi dei primi del Novecento. I pugnali e le pozioni magiche lasciano il posto alle pistole. La presente copia è stata restaurata nel 1996, a partire da un interpositivo su supporto di sicurezza, conservato presso la Cinémathèque Française. La copia francese derivava da un negativo nitrato di prima generazione. In fase di duplicazione, erano state mantenute le code d’identificazione che, originariamente, distinguevano i vari rulletti di negativo non montati. Grazie ai codici riportati in esse, è stato possibile ricostruire i colori: la copia presenta sia imbibizioni sia viraggi. Le didascalie – assenti dalla copia – sono state ricostruite grazie al ritrovamento della sceneggiatura originale del film, conservata presso la Bibliothèque Nationale de France.

Alessia Navantieri, Michele Canosa

Copia proveniente da

Restauro realizzato da

Restaurato nel 1996 presso L’Immagine Ritrovata