CHERIKE-YE TARA

Bahram Beyzaie

Scen., M., Scgf.: Bahram Beyzaie. F.: Mehrdad Fakhimi. Int.: Susan Taslimi (Tara), Manouchehr Farid (antico guerriero), Reza Babak (Ghelich), Siamak Atlasi (Ashoub), Mahim Dayhim (vicino). Prod.: Leesar Film Group (Bahram Beyzaie). DCP. D.: 102’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

La perfetta mescolanza di mito, simbolismo, folklore e letteratura classica persiana che Bahram Beyzaie realizza in Cherike-ye Tara non ha eguali per complessità. E tuttavia, con l’eccezione di Ragbar (Downpour, 1972), restaurato e riportato in vita un decennio fa, il regista – la cui produzione   è la più coerente della cinematografia iraniana degli anni Settanta – è anche ingiustamente uno dei maestri più invisibili del nuovo cinema iraniano. Qui, oltre a dirigere, ha anche prodotto, sceneggiato, creato i costumi e le scenografie e montato un racconto ipnotico che fonde leggende cerimoniali del passato e vita contemporanea. Tara, vedova volitiva, incontra il fuggevole fantasma di un antico guerriero nella foresta vicino al suo villaggio. Le apparizioni si fanno più frequenti e infine il fantasma le parla, reclamando una spada che la donna ha trovato tra gli effetti personali di suo padre. Senza la spada il guerriero morto non può riposare in pace. Ma quando la spada gli viene restituita è il suo amore per Tara a impedirgli di tornare nel mondo dei defunti.
Il completamento del film coincise con la rivoluzione del 1979 e l’ascesa al potere degli islamisti, ma non fu tanto il simbolismo politico che portò alla sua messa al bando per un tempo indefinito. Fu piuttosto l’immagine di una donna sia desiderata sia responsabile del proprio destino a irritare le autorità. (L’unica proiezione ufficiale del film avvenne al Festival di Cannes nel 1980.) Lo straordinario debutto di Susan Taslimi nel ruolo di Tara rimase invisibile agli occhi del pubblico. Alla sua intensità si accompagna l’interpretazione sicura di sé di Manouchehr Farid, attore abituale di Beyzaie.
Il film è influenzato da antichi schemi rituali: molte delle scene si svolgono parallelamente a un Ta’zieh, rappresentazione sacra sciita che commemora il martirio dell’imam Hossein. Il film potrebbe essere visto come un’interpretazione laica del Ta’zieh (oltre che come una lettura femminista di Kurosawa) in cui Tara, dopo aver perso gli uomini della sua vita, si rende conto che deve prendere in mano una spada e ridefinire la propria femminilità. In questo senso, l’ultima sequenza, uno dei momenti più alti del cinema iraniano, prefigura con la sua poesia epica le coraggiose lotte delle donne iraniane di oggi.

Ehsan Khoshbakht

Copia proveniente da

Restaurato nel 2022 a partire dai negativi originali presso Roashana Studios (Teheran). Il restauro è stato supervisionato dal regista e produttore Bahram Beyzaie