CHARTRES

Jean Grémillon

F.: Georges Périnal. Mo.: Jean Grémillon. Prod.: Service d’Information Documentaire par le Film 35mm. L.: 288 m. D.: 13’ a 20 f/s. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Prodotto nel 1923 dal SIDF (Service d’Information Documentaire par le Film), è il primo cortometraggio di Jean Grémillon che realizzò con l’apporto di Georges Perinal quale direttore della fotografia. Dieci minuti che esaltano la bellezza della cattedrale gotica del XIII secolo, della cittadina e del paesaggio circostante. Il film inizia mostrando il disegno perfetto della cattedrale che svetta nelle pianure della Beauce. Poi la macchina da presa ne percorre il corpo, varcando i portali e accarezzandone la facciata, le sculture che la adornano, le arcate, isolando la statua dell’angelo che si innalza sulla colonna, mentre il testo, con qualche abbandono lirico, commenta “Non si sa cosa ammirare di più… o le lunghe verticali che percorrono il cielo…”, ossia i pilastri e le colonne che si ergono verso l’alto, “o l’angoscia universale che esprimono certe figure”, alludendo ai basso-rilievi dei santi dalle lunghe barbe, scolpiti nella facciata, con i volti emaciati dal travaglio spirituale, “o l’austera grandezza del simbolismo architettonico”, la forma imponente ed elegante della cattedrale gotica che si impone nello spazio, “o il silenzio e la quiete che diffondono le vetrate”. Poi la macchina da presa entra all’interno della cattedrale e si sofferma a contemplare il disegno delle vetrate e i giochi luministici fra interno ed esterno. In seguito il film si addentra nel piccolo mondo che circonda l’edificio e vediamo l’antico vescovado dei confessori delle regine di Francia, le vecchie case che si affacciano su strade e stradine. Quindi ci introduciamo all’interno di un antico edificio e non manca qualche breve quadretto di vita quotidiana – una donna che raccoglie acqua nel secchio da una fontana, le massaie che lavano i panni – per poi passare in rassegna i monumenti dedicati ai caduti della città e compiere un breve itinerario nei meandri della Chartres ‘bassa’, da cui traspare “la tranquillità serena delle vecchie città”.

Roberto Chiesi