CARMEN JONES

Otto Preminger


Soggetto e versi delle canzoni: Oscar Hammerstein II, dalla commedia di Prosper Mérimée; Scen.: Harry Kleiner; F.: Sam Leavitt; M.: Louis R. Loeffler; Scgf.: Edward L. Ilou; Mu.: Georges Bizet; Arrangiamenti: Herschel Burke Gilbert; Canzoni: O. Hammerstein II, basate sulle musiche di G. Bizet; Coreografia: Herbert Ross; Cost.: Mary Ann Nyberg; Int.: Dorothy Dandridge (Carmen), Harry Belafonte (Joe), Olga James (Cindy Lou), Pearl Bailey (Frankie), Diahann Carroll (Myrt), Roy Glenn (Rum), Nick Stewart (Dink), Joe Adams (Husky), Broc Peters (Serg. Brown), Sandy Lewis (T-Bone), Mauri Lynn (Sally), DeForest Covan (l’istruttore); Marilyn Horne canta per Dorothy Dandridge, LeVern Hutcherson per Harry Belafonte e Marvin Hayes per Joe Adams; Prod.: O. Preminger per 20th Century Fox; 35mm. D.: 105’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Preminger utilizza in modo eclatante la dimensione “da opera lirica” del CinemaScope: il piacere aereo dello spazio e il volume pieno, stereofonico, del suono. Il grande formato favorisce l’abbellimento decorativo (la scena del mercato resa come un quadro, come accade per les Halles in Irma la douce di Billy Wilder) e permette un’ottima riuscita delle scene di gruppo, spesso così catastrofiche nell’opera. Nell’incontro finale di boxe in cui trionfa Husky Miller (Escamillo), ritroviamo, nonostante la deviazione rispetto all’opera originale, il fasto mitologico della corrida. La Carmen di Bizet non è né dimenticata, né tradita. Al contrario, da questa perturbazione ben definita dei segni scaturiscono nuove emozioni. In questo conturbante incrocio culturale, la “francesità” dell’opera appare misteriosamente raddoppiata.

Jean-Claude Bonnet, in “Cinématographe”, n. 75, 1982

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