CAMILLA

Luciano Emmer

Sog., Scen.: Luciano Emmer, Ennio Flaiano, Rodolfo Sonego. F.: Gábor Pogány. M.: Jolanda Benvenuti. Scgf.: Gianni Polidori. Mus.: Carlo Innocenzi, Roman Vlad. Int.: Gabriele Ferzetti (Mario Rossetti). Franco Fabrizi (Gianni), Luciana Angiolillo (Giovanna Rossetti), Irene Tunc (Donatella), Gina Busin (Camilla, la domestica veneta), Floria Mariel (Paola), Wanda Benedetti (Luisa), Michele Emmer (Andrea Rossetti), Elisabetta Emmer (Cristina Rossetti), Giovanna Cigoli (madre di Giovanna). Prod.: Vides, Cormoran Films. DCP. D.: 86’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Una domestica arriva in un nuovo quartiere della media borghesia, a servizio presso la famiglia di un medico (Gabriele Ferzetti). Attraverso i suoi occhi vediamo le difficoltà del giovane a inizio carriera, i rapporti con la moglie e i figli e le ambizioni di ascesa sociale che rischiano di mettere in seria difficoltà la famiglia. E sarà proprio Camilla a trarre d’impaccio tutti al momento giusto. Emmer gira un film di passaggio quant’altri mai, in una stagione incerta e di transito del cinema italiano e più in generale della storia moderna del nostro paese. L’aneddotica si scioglie sempre più verso un primato della descrizione, il quartiere quasi sospeso nel nulla e gli interni ricostruiti in studio, il cast di attori professionisti con in mezzo una non-attrice di vaga eco neorealista (Gina Busin), e i figli di Ferzetti interpretati dai veri figli di Emmer, Michele ed Elisabetta. “Camilla, impersonata da un’altra contadina della piana del Maccarese, aveva dato vita al mio film riempiendo con la sua massiccia presenza la casa che avevo costruito nel Teatro 1 di Cinecittà. L’illusione era perfetta: ho vissuto due mesi in quella casa (immersa nella crisi di famiglia piccolo-borghese all’inizio dell’euforia nata con il boom economico) come fosse la mia. Avevo forse intuito sul nascere la perdita di certi valori tradizionali il cui ritorno, impossibile, è auspicato oggi da ipocriti moralisti. Camilla era la cartina di tornasole che li aveva evidenziati con la sua presenza di affettuoso e distaccato testimone (Luciano Emmer).

Emiliano Morreale

Copia proveniente da