Bunny Lake Is Missing

Otto Preminger

T. It.: Bunny Lake È Scomparsa; Sog.: Dal Romanzo Di Evelyn Piper; Scen.: John E Penelope Mortimer; F.: Denys Coop; Mo.: Peter Thornton; Scgf.: Don Ashton; Cost.: Hope Bry- Ce; Mu.: Paul Glass; Int.: Laurence Olivier (Ispettore Newhouse), Carol Lynley (Ann Lake), Keir Dullea (Steven Lake), Martita Hunt (Ada Ford), Anna Massey (Elvira Smollett), Clive Revill (Sergente Andrews), Noel Coward (Horatio Wilson), Adrienne Corri (Dorothy), Lucie Manheim (La Cuoca); Prod.: Otto Preminger, Martin C. Schute Per Wheel Productions; Pri. Pro.: 3 Ottobre 1965; 35mm. D.: 107′. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“Quando lo stile di Preminger si abbandona coscientemente agli effetti di choc, di violenta stimolazione visiva, di adescamento seducente dello spettatore, la sua regia ne trae beneficio. Immersa in una contraddizione molto fertile, la risolve nella sua forma quasi ultima. Con Bunny Lake Is Missing appare allo stesso tempo fedele a se stesso e inconseguente. Thriller soffocante, sottilmente esitante, ossessionato dal mistero del volto di Carol Lynley, nutrito di notazioni sessuali implicite (l’incesto) o esplicite: il territorio di Preminger. Si trasferisce a Londra, sceglie un bianco e nero ricco, ma poco glamour. Il dominio dello spazio, i lunghi movimenti di gru, le lunghissime inquadrature ne identificano a colpo sicuro lo stile. Al contrario dell’ondeggiamento abituale, dei disegni virtuali, Preminger collega gli eventi choc (la colpevolezza di Keir Dullea, la fuga di Carol Lynley dall’ospedale, l’inseguimento nella casa, l’altalena). Accanto a movimenti sinuosi, l’inquadratura è costituita anche da immagini aggressive, primissimi piani, caricature orrorifiche. Lo stile di Bunny Lake può apparire eterogeneo o calcolato, tra incertezze degli indizi (sequenze lunghe e sinuose) e rivelazioni (stacco, primissimi piani aggressivi). È il movimento dall’uno all’altro che importa, che fa del film l’apogeo di Preminger. (…) In Bunny Lake, il thriller, il whodunit salvano Ann e Bunny dal peggio, li strappano alla tragica distruzione del racconto d’incesto. E tutto questo avviene in un mondo moderno abbastanza freddo, triste, dove gli avvenimenti del film sembravano volta a volta aneddotici, da cronaca nera, iperbolici, sensazionali. E, ancora, un po’ astratti. La regia si dispiega nelle ricerche della polizia, di Ann e Steven, e lungo le deambulazioni degli eroi in corridoi, lungo scale… Ritualizza l’intrigo. (…) Lo stile di Preminger radicalizza la dimensione direttiva dell’immagine classica. All’interno dei suoi grandi disegni manipolatori, esplora l’incertezza. (…)”

Pierre Berthomieu, Les accords vagues d’Otto Preminger, “Positif”, n. 554, aprile 2007

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