BUBA

Nutsa Gogoberidze

Scen.: Nutsa Gogoberidze. F.: Sergej Zaboslaev. Scgf.: David Kakabadze. Musiche registrate composte da Giorgi Tsintsadze. Prod.: Goskinprom Gruzii. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Questo documentario è stato girato nella regione di Racha, nel nord della Georgia, separata dalla vicina Svanezia dalla catena montuosa del Caucaso Maggiore. Buba è un villaggio di montagna la cui povertà ancestrale verrà sconvolta dall’arrivo del potere sovietico. Difficile non pensare a Il sale della Svanezia, il documentario girato da Michail Kalatozov quello stesso anno sullo stesso tema, e per di più nelle montagne vicine (con lo stesso collaboratore artistico, il pittore David Kakabadze, incaricato di costruire le scenografie di Slepaja (La cieca), film diretto da Kalatozov nella regione e successivamente vietato). Quando, in inquadrature superbe, Gogoberidze mostra il movimento delle masse di nubi sopra il Caucaso, o la danza tradizionale degli abitanti, il montaggio sincopato ha un’aria familiare. Impossibile non riconoscere un medesimo slancio generazionale e la vitalità della scena artistica georgiana: Tbilisi (Tiflis), per i gruppi dell’avanguardia, vale quanto Leningrado. Ciò che appare decisamente ingiusto è che Il sale della Svanezia sia così celebre e Buba così sconosciuto, condannato all’invisibilità per decenni. Non ha nulla da invidiare al film più noto, e rappresenta per certi versi il terzo elemento di una costellazione che comprende anche Las Hurdes di Luis Buñuel, di due anni successivo. Ma in Buba le immagini non hanno la violenza conflittuale che troviamo nei due illustri cugini. In Gogoberidze si percepisce attenzione e simpatia per i suoi montanari arretrati, e un’insistenza molto sovietica a filmare i bambini, per ora sacrificati ai lavori agricoli ma futuri costruttori del socialismo.

Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz

Copia proveniente da