BLUEBEARD
R.: Edgar G. Ulmer. S.: di Arnold Phillips e Werner H. Furst. Sc.: Pierre Gendron. Scgf.: Paul Palmentola. F.: Jockey A. Feindel. C.: Leo Erdody. In.: John Carradine (Gaston Morel), Jean Parker (Lucille), Nils Asther, Ludwig Stossel, George Pembroke, Teala Loring, Sonia Sorel, Iris Adrian, Henry Kolker, Emmett Lynn, Patty Mac Carty, Carrie Deven. P.: Producers Releasing Corp. 35mm. L.: 1915 m. D.: 71’ a 24 f/s.
Scheda Film
“È il genere di film che qualsiasi società, o qualsiasi produttore, vorrebbe distribuire. È un prodotto di qualità dall’inizio alla fine, in cui ogni opportunità spettacolare viene utilizzata in pieno, senza badare a spese. Rispetto ad altri film con le stesse premesse, è di gran lunga superiore.
Il film horror medio di solito è uno stupido conglomerato a basso costo di cadaveri che cadono fuori dai guardaroba, urla nella nebbia e colpi di arma da fuoco assortiti, causati da scienziati pazzi, poliziotti intrepidi e giornaliste incredibilmente belle. Barbablù, tuttavia, pur essendo un horror, innalza questo tipo di spettacolo a un nuovo livello unendo una storia intelligente, arricchita da sfumature psicologiche, a una produzione straordinariamente ben concepita.
Il produttore Leon Fromkess e il suo socio Martin Mooney hanno fatto di tutto per non trascurare il minimo dettaglio – in qualunque campo – e rendere il film un cupo e avvincente melodramma che muove inesorabilmente verso la propria conclusione.
Sullo sfondo della Parigi del 1855, la storia è quella di un abile ma misconosciuto artista burattinaio, interpretato da John Carradine, che strangola donne attraenti in preda al sadico desiderio di mantenere in vita l’immagine fantastica che egli ha di loro. Non si è mai visto un Carradine migliore di questo. Il gesto familiare e un poco abusato di accarezzarsi il mento è sparito, e anche l’occhio furtivo. Il suo ritratto sensibile eppure virile dell’artista pazzo sarà ricordato a lungo come una delle sue più raffinate interpretazioni.
Jean Parker è incantevole e, con perspicacia, interpreta senza enfasi il ruolo della protagonista femminile, mentre gradito è il ritorno di Nils Asther in una parte di secondo piano a cui egli dà spessore. Altri punti di forza di un cast insolitamente ben congegnato sono rappresentati da Ludwig Stossel, da Sonia Sorel, dall’ottima Patti McCarty e da una nuova venuta che appare in alcune brevi scene, Anne Sterling. Tutti contribuiscono notevolmente alla qualità finale del prodotto.
La regia di Edgar G. Ulmer è studiata e rigorosa. A lui vanno attribuite la delicatezza e l’intelligenza di cui è permeato il film nel suo insieme. La fotografia di Jockey Feindel è sempre di buon livello e, talvolta, magnificamente originale. Le scene di Paul Palmentola sono creazioni artistiche, tutte quante – e farebbero onore a qualsiasi produzione. Ottima la musica, sotto la direzione di Leo Erdody”. (Hollywood Reporter, 9 ottobre 1944)