BIGGER THAN LIFE

Nicholas Ray


 

T. it.: “Dietro lo specchio”; Scen.: Cyril Hume e Richard Maibaum, da un articolo di Berton Roueche (“Ten Feet Tall”); Coll. scen.: Gavin Lambert, Clifford Odets; F.: Joe MacDonald; M.: Louis Loeffler; Mu.: David Raskin; Int.: James Mason (Ed Avery), Barbara Rush (Lou Avery), Christopher Olsen (Richie Avery), Walter Matthau (Wally Gibbs), Robert F. Simon (Dr. Norton), Roland Winters (Dr. Ruric), Rusty Lane (Bob LaPorte), Rachel Stephens (infermiera), Kipp Hamilton (Pat Wade), William Schallert (farmacista, scena tagliata); Prod.: James Mason per 20th Century Fox; 35mm. D.: 95’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Ray fu per il CinemaScope ciò che Welles rappresentò per la profondità di campo. Il quadro dello Scope aveva conferito una nuova intensità al senso architettonico di Ray, che sfrutta l’enfasi orizzontale insita nel formato e vi oppone una pari insistenza sul piano verticale. Le costrizioni dell’inquadratura (dove una ripresa che mostra un corpo in tutta la sua altezza ottiene automaticamente l’effetto di un campo lungo) aumentano l’impressione di trovarci di fronte a personaggi in trappola.

Robin Wood, in “Film Comment”, n. 3, 1972

Il potente melodramma in CinemaScope di Nicholas Ray descriveva gli effetti del cortisone su un insegnante di scuola elementare frustrato e middle-class, circa nello stesso periodo in cui il cortisone e altri farmaci “miracolosi” facevano il loro ingresso sul mercato. Ma il vero oggetto di questo film, profondamente inquietante, è l’insieme dei valori della middle-class americana: il denaro, l’educazione, la cultura, la religione, il sistema patriarcale e la brama di successo. Questi stessi valori sono accentuati dalla dipendenza farmacologica del protagonista e dalla sua conseguente megalomania, che avrà tragiche conseguenze per la sua famiglia e per lui stesso. L’utilizzo che fa Ray del quadro e del colore del CinemaScope per delineare i sogni e le insoddisfazioni del protagonista raramente è stato così risoluto. Inoltre, è difficile pensare a un film hollywoodiano che riesca a esprimere meglio l’orrore della “normale” vita familiare nell’America degli anni ’50. Il film contiene una delle prime apparizioni di Walter Matthau, nel ruolo non-comico del migliore amico del protagonista.

Jonathan Rosenbaum

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