¡BIENVENIDO, MR. MARSHALL!

Luis García Berlanga

  1. it.: Benvenuto, Mr. Marshall!; Sog.: Juan Antonio Bardem, Luis G. Berlanga; Scen.: Juan A. Bardem, Luis G. Berlanga, Miguel Mihura; F.: Manuel Berenguer; Mo.: Pepita Orduña; Scgf.: Francisco Canet Cubel; Cost.: Eduardo de la Torre, Peris Hermanos; Mu.: Jesús Garcia Leoz; Canzoni: José Antonio Ochaita, Antonio Valero, Juan Solano; Int.: Lolita Sevilla (Carmen Vargas), Manuel Morán (Manolo), José Isbert (don Pablo, il sindaco), Alberto Romea (don Luis, il gentiluomo), Elvira Quintillá (senorita Eloisa, l’insegnante), Luis Perez de Leon (don Cosme), Fernando Rey (narratore); Prod.: Joaquin Reig, UNINCI Films 35mm. D.: 78’. Bn.
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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A cominciare dal titolo, Benvenuto Mr. Marshall! è una satira delicata, umoristica, a tratti pungente e con risvolti “picareschi” sulla reazione di un piccolo paese della Castiglia al programma di aiuti del Piano Marshall. Nel film troviamo abbondanti frecciate e acuti spunti satirici nei confronti degli Stati Uniti. In occasione della prima proiezione a Cannes, [il membro della giuria] Edward G. Robinson (…) tacciò il film di anti-americanismo e riuscì a farlo censurare. Naturalmente, il film fu ampiamente frainteso durante gli anni della Guerra Fredda. Piuttosto che una satira contro l’America, si trattava della parodia di un piccolo villaggio [l’immaginario Villar del Rio] pronto a tutto pur di ricevere i vantaggi promessi dagli aiuti del Piano Marshall. (…) Ciò che rende la trama fuori dal comune sono le critiche di Berlanga nei confronti dello stile di vita americano. Nelle tre sequenze oniriche finemente costruite, Berlanga lancia una satira contro i film western americani: con gli immancabili saloon, le roulette, le pistolettate, gli sceriffi donnaioli e le ragazze di facili costumi; il Ku Klux Klan che impicca un prete del paese, e le vittime interrogate alle udienze del Comitato per le Attività Antiamericane. Questi sono gli elementi che decretarono la censura del film negli Stati Uniti. Berlanga portò il film anche fuori dallo studio e ingaggiò gli abitanti del villaggio di Guadalix de la Sierra, che conferirono alla sua opera un tocco di autenticità neorealistica (…) [Una delle scene] tagliate dall’originale fa vedere una bandiera americana che viene trasportata dalla corrente di un ruscello, a dimostrazione del malcontento spagnolo nei confronti della “febbre yankee” dopo che i sogni degli abitanti del villaggio sono stati disattesi. Il film conserva ancora una certa freschezza e semplicità, che sorprendono soprattutto alla luce delle coraggiose posizioni critiche e degli atteggiamenti anticonformisti assunti da Bardem e Berlanga nei primi anni ‘50. Questo film siglò il successo delle [loro] successive collaborazioni e [dei loro] progetti individuali.

Ronald Schwartz, The Great Spanish Films: 1950-1990, Scarecrow Press, 1991

 

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