Beggars Of Life

William A. Wellman

Sog.: Jim Tully. Scen.: Benjamin Glazer. F.: Henry W. Gerrard. M.: Alyson Shaffer. Mus.: Karl Hajos. Int.: Wallace Beery (Oklahoma Red), Richard Arlen (il Ragazzo), Louise Brooks (la Ragazza), Robert Perry (The Arkansas Snake), Roscoe Karns (Lame Hoppy), Edgar Washington (Black Mose). Prod.: Adolph Zukor, Jesse L. Lasky per Paramount Famous Lasky Corp. 35mm. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

 

Dopo aver fatto esibire Richard Arlen nelle prodezze aviatorie da Oscar di Wings, Wellman immerge l’attore in uno scenario completamente diverso e gli fa interpretare un semplice Ragazzo di strada alla ricerca di cibo. Il ragazzo capita in una casa che gli sembra promettente e trova invece una Ragazza, una Louise Brooks pre-Lulu che ha appena ucciso il patrigno – l’uomo non aveva accettato un no come risposta. Vestita da uomo e con il caratteristico taglio alla maschietta, questa ragazza ben poco convenzionale decide di seguirlo: i due incartano quello che doveva essere il pranzo del morto e si incamminano verso le grandi (e meno grandi) incognite del futuro. L’apertura del film è violenta, scioccante e immediata. Come spesso accadrà nei film di Wellman, vi appaiono personaggi che non possiedono nulla e nulla hanno da perdere, i quali si incontrano per caso e decidono di mettersi in viaggio insieme nella speranza di sopravvivere e alla ricerca di un’opportunità. Naturalmente l’opportunità ha le sembianze del vagabondo per eccellenza, Oklahoma Red: il bruto dal ghigno gargantuesco interpretato da Wallace Beery non tarda a incarnare la vera anima del film, che wellmanianamente non è mai rappresentata dai giovani innamorati ma proprio dallo spietato vagabondo destinato a redimersi. Le sequenze mozzafiato sul treno, soprattutto quelle con Beery verso la fine del film, rivelano l’affinità di Wellman con la terra e con quel suolo su cui corrono le rotaie, affinità che presto sarà messa in ombra – soprattutto dopo le immagini spettacolari di Wings – da quella con l’aria e il cielo. I vagoni in corsa vibrano di vita e sprizzano scintille di velocità. Se il loro movimento rappresenta la libertà, gli spazi ristretti e bui dei loro interni la smentiscono. Con il suo aspro umorismo, la scena in cui Oklahoma incita al disordine il tribunale di miserabili convocato per decidere il destino dei due ragazzi è una tipica trovata alla Wellman, ma è anche la chiave di lettura del film e di buona parte della futura carriera del regista. Come scrive Manny Farber: “Nei film di Bill Wellman ci sono almeno quattro registi: un sentimentale, un fine pensatore, un demenziale artista di varietà e un sapiente maestro della scorciatoia con un debole per i brutti musi che si esprimono prendendo a calci in testa l’avversario o standosene cupi in disparte. Questa materia densa, volgare e di bassa lega è la specialità di Wellman, che in tali frangenti sa creare ingegnosamente e a basso costo lampi di feroce sfrontatezza, di violenza beffarda […] e di sfrenato baccano”. 

Gina Telaroli 

 

Copia proveniente da

Restauro sostenuto da The Film Foundation