ASSUNTA SPINA

Gustavo Serena, Francesca Bertini

S.: dall’omonimo dramma (1909) di Salvatore Di Giacomo. Sc.: Gustavo Serena, Francesca Bertini. F.: Alberto Carta. Scgr.: Alfredo Manzi. In.: Francesca Bertini, Gustavo Serena, Carlo Benetti, Alberto Albertini, Antonio Cruicchi, Amelia Cipriani, Alberto Collo. P.: Caesar-film.
Lunghezza originale: 1.690 m. Lunghezza della copia restaurata: 1.324 m.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Assunta Spina è stata conosciuta fino ad oggi attraverso un’edizione curata dalla Cineteca italiana a partire dal negativo originale senza didascalie. La Cineteca di Bologna ha rinvenuto presso la Cinemateca Brasileira una versione d’epoca su supporto nitrato che conteneva le didascalie originali tradotte in portoghese. Il testo dei titoli, la loro grafica e i cromatismi originali sono così stati ristabiliti, oltre ad integrare l’antico materiale di alcune nuove scene.
La definizione fotografica e il ritmo delle scene risulta ora notevolmente diverso rispetto alla precedente versione.
Salvatore Di Giacomo aveva avuto dei contatti con la Morgana-film per la riduzione cinematografica di Assunta Spina sin dal 1914; e qualche rivista annunziò anche il cast, che sarebbe stato composto dall’attore siciliano Giovanni Grasso e da Adelina Magnetti, l’attrice napoletana che nel 1909 aveva interpretato il dramma in teatro.
Il film lo realizzò invece la Caesar. Sembra, comunque, che esista presso gli eredi Magnetti – l’attrice morì nella Casa di riposo di Bologna un breve filmato ripreso durante le recite teatrali; e per lungo tempo si è creduto che la versione di Serena non fosse la prima del lavoro di Di Giacomo, che ebbe, poi, negli anni, altre versioni nel 1929, con la De Liguoro, nel 1948, con la Magnani, mentre più recentemente s’è parlato di un ennesimo remake con Angela Luce e Mario Merola.
Ancora in merito a questa edizione del 1915 – che, a giudizio di chi scrive, appare una delle opere più intense di tutto il cinema muto italiano, per quel che se ne conosce – esiste una testimonianza fornitami da Gustavo Serena una decina d’anni prima della morte.
Secondo Serena, trovano pienamente conferma le ripetute affermazioni di Francesca Bertini circa una sua diretta collaborazione alla realizzazione del film.
“E chi poteva fermarla? La Bertini era così esaltata dal fatto di interpretare la parte di Assunta Spina, che era diventata un vulcano di idee, di iniziative, di suggerimenti. In perfetto dialetto napoletano, organizzava, comandava, spostava le comparse, il punto di vista, l’angolazione della macchina da presa; e se non era convinta di una scena, pretendeva di rifarla secondo le sue vedute. Era in un vero e proprio stato di grazia, lei, ma anche io, Benetti, l’operatore Carta, bravissimo. Collo venne a trovarci e volle apparire nel film: fu la Bertini ad inventare il personaggio della guardia che quasi si intimidisce quando deve arrestare Assunta Spina nel finale. Fu, credo, il primo esempio di partecipazione straordinaria”.

“Le musiche di Assunta Spina sono ‘ispirate alla tradizione napoletana’ o forse più propriamente bisognerebbe dire ‘ispirate a Napoli’.
Sono partito col visionare una videocassetta per gran parte definitiva del restauro della pellicola scrivendo su un foglio la descrizione scena per scena ed indicando per ognuna il tempo trascorso dall’inizio del film.
Poi, frequentando la pellicola, armato di chitarra, spartiti, matita e gomma, mi sono lasciato andare molto liberamente alle sensazioni, ai ricordi, a tutto il mio vissuto napoletano, che il film mi suscitava.
Sono nati così una serie di appunti, di temi e di atmosfere, riferiti ad una scena o ad una situazione o ad un personaggio, dei quali in un secondo tempo ho fatto una selezione sviluppandone alcuni e sempre verificando musica e immagini; così sul foglio ad ogni gruppo di scene ho potuto associare un brano e la sua durata, conservando alcune piccole scene di transizione per l’improvvisazione, suscitata dalle immagini al momento dell’esecuzione.
Alcuni dei pezzi sono ispirati alla canzone napoletana dell’800 e del ’900, altri invece mutuati liberamente dalla tradizione popolare e dalla musica colta napoletana del ’600 e ’700, tutti comunque filtrati attraverso la mia esperienza come compositore contemporaneo.
I testi dei brani cantati, tutti in dialetto partenopeo, data la musicalità della lingua napoletana, sono da considerare parte integrante della musica stessa, e sono riferiti ai personaggi del film o a figure caratteristiche evocate da essi: il ‘gagà’, personaggio nobile ed affettato corteggiatore; ‘o malamente’, cioè il cattivo della sceneggiata.
Ho anche inserito un canto in stile ‘a fronna’, che viene utilizzato dai parenti per comunicare con i carcerati.
Infine, ho voluto attribuire un omaggio a Salvatore Di Giacomo, autore del dramma da cui è tratto il film, ma anche di molte splendide canzoni napoletane, inserendo una sua composizione dedicata ad uno dei luoghi più importanti di Napoli, Marechiaro, di cui il film offre alcune belle inquadrature. (Guido Sodo)

Copia proveniente da