ARAYA

Margot Benacerraf

Scen.: Margot Benacerraf. F.: Giuseppe Nisoli. M.: Margot Benacerraf, Pierre Jallaud, Francine Grübert. Mus.: Guy Bernard. Int.: famiglia Pereda (lavoratori alla raccolta notturna del sale), famiglia Ortiz (pescatori), famiglia Salazar (lavoratori alla raccolta diurna del sale), José Ignacio Cabrujas (voce narrante). Prod.: Caroni Films C.A., Films de l’Archer. DCP. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

A quei tempi andare ad Araya era come andare sulla luna. Dopo un faticoso viaggio intravidi per la prima volta Araya un pomeriggio, verso le cinque. Vidi un gigantesco castello coloniale in tutta la sua immensa solitudine, abbandonato a quei terribili deserti e illuminato da una luce intensa, splendente. Poi apparvero le enormi montagne di sale con le loro dimensioni fantastiche. Era come se i cinque secoli trascorsi dall’arrivo degli europei non avessero affatto alterato la vita di Araya. I suoi abitanti facevano ancora la ceramica senza usare il tornio. Impiegavano ancora gli stessi metodi arcaici per pescare e raccogliere il sale. Eppure tutto ciò stava per subire una trasformazione violenta e irrimediabile. Di lì a tre mesi l’estrazione del sale sarebbe stata affidata alle macchine. Decisi che volevo raccontare questa storia.
Quando il film fu proiettato la gente stentava a credere che la nostra troupe fosse composta solo da due persone. “E le riprese dalla gru?” chiedevano. Avevamo semplicemente approfittato di una gru edile che era stata lasciata in un cantiere. Ci salivamo insieme, lottando contro il vento. Un’impresa eroica quanto fortuita. La passione, credo, rende possibili tante cose. Spesso giravamo tutto il giorno e poi la sera uscivamo a registrare i suoni. Ciascuna famiglia ha il suo tema musicale. La sera registravamo la musica locale, nelle capanne. O il suono del mare, perché volevo che il mare echeggiasse lungo tutto il film e che lo spettatore potesse percepirne l’intensità, in continuo mutamento.
Ed eccoci, Truffaut, Resnais e io in concorso a Cannes con I 400 colpi, Hiroshima mon amour e Araya. C’erano anche i giganti: Buñuel con Nazarín e Rossellini con India. Glauber Rocha scrisse una bellissima intervista e anni dopo mi confidò che sebbene Araya non avesse avuto alcun reale impatto sul cinema venezuelano, in Brasile influenzò il Cinema Novo e lui in particolare. Il 15 maggio del 1959 il festival di Cannes assegnò a me, e al cinema venezuelano, l’ambito Premio internazionale della critica, che ebbi l’onore di condividere con Hiroshima mon amour. Ancora oggi il ricordo di quei giorni di ansia e felicità mi commuove profondamente.

Margot Benacerraf

 

Araya è stato restaurato in 2K a partire da un interpositivo francese del 1960, da un duplicato negativo stampato negli anni Novanta, dal negativo suono ottico spagnolo e dal master magnetico a tre piste conservati presso i laboratori LRC in Francia. Il restauro ha permesso di reintegrare una scena del rullo 1B – eliminata per errore al montaggio decenni prima all’insaputa della regista – e di creare un nuovo internegativo consentendo la visione del film completo per la prima volta dalla sua uscita.

 

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Copia proveniente da

Restaurato in 2K da Milestone Film & Video in collaborazione con Margot Benacerraf presso i laboratori Pro-tek e Fotokem