APPUNTI PER UN FILM SUL JAZZ

Gianni Amico

Sog.: Gianni Amico. M.: Roberto Perpignani. Int.: J.F. Jenny Clark, Aldo Romano, Carl Berger, Michel Gaudry, Billy Toliver, Franco D’Andrea, Gegé Munari, Boris Kolof, Amedeo Tommasi, Gato Barbieri, Don Cherry, Cecil Taylor, Mal Waldron. Prod.: I Film della Fenice · 35mm. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Appunti per un film sul jazz gode di un’estrema libertà stilistica e porta Amico a rafforzare l’idea di paesaggio ambientale dal vivo, amplificando la necessità della registrazione con strumenti leggeri e moltiplicando l’impegno a favore di un suono ‘in diretta’. Un suono capace di dare libero sfogo alle pulsioni più sensualmente creative, irriducibile alla prosopopea pseudo-oggettiva della voce fuori campo. “Io ho girato Appunti per un film sul jazz nel 1965, ed era in assoluto il primo film di cinéma direct fatto in Italia. E l’ho girato con una troupe composta da un fonico e da un direttore della fotografia che si erano andati a specializzare giustamente in Canada e che erano tornati portando i primi microfoni direzionali”. Non si tratta di semplici considerazioni di ordine tecnico o produttivo. La possibilità di godere di tecnologie leggere consente ad Amico una libertà espressiva aliena all’organizzazione del cinema industriale: “in quell’epoca parlare di suono diretto con un produttore italiano significava farsi dire che si voleva qualcosa di assolutamente impossibile”.
Appunti è girato a Bologna, durante il VII Festival Internazionale del Jazz. Arrivano Gato Barbieri, Don Cherry, Jenny Clark e Amico li affronta nella piena consapevolezza delle possibilità offerte dal cinema diretto: senza voice over, con una camera Éclair Coutand a spalla e il suono dal vivo ripreso col Nagra, le prove dei musicisti sono alternate a interviste o momenti del soggiorno bolognese. Vita ritmata dallo scandire dei fotogrammi: ecco “il sentimento concreto di amicizia e complicità che c’è nella ‘jazz-philie’ come nella ‘cinéphilie’” (Adriano Aprà). Il clima è da New American Cinema, l’Italia paludosa, quella dei premi governativi al documentario precotto, sembra lontana anni luce.

Marco Bertozzi

Copia proveniente da