ANTONIA: A PORTRAIT OF THE WOMAN
Int.: Antonia Brico, Judy Collins. Prod.: Judy Collins per Rocky Mountain Films. DCP. Col.
Scheda Film
Il soggetto del documentario è Antonia Brico, la direttrice d’orchestra. Gran parte del materiale la mostra mentre ricorda la sua vita e la sua carriera; altri filmati provengono da album fotografici e cinegiornali degli anni Trenta in cui vediamo Antonia Brico dirigere alcune delle più grandi orchestre del suo tempo, oppure in compagnia di amici. Assistiamo anche a prove d’orchestra.
Un film biografico necessita di una delle due cose per rivestire interesse o valore: o è girato da un regista eccelso (un artista), o riguarda un personaggio eccelso. Si dà il caso che Antonia Brico fosse un grande personaggio e una grande artista. Le autrici l’hanno trattata con rispetto e professionalità.
Prima d’ora non ho mai trovato tutto questo in un film, oppure non ho reagito allo stesso modo: resta il fatto che non ho mai visto in un film (o nella vita) un volto in cui la musica si rifletta così perfettamente e così completamente come accade ad Antonia Brico quando dirige. La vediamo appena prima di salire sul podio, la vediamo come una persona normale tra altre persone normali. Un istante dopo è lì, davanti all’orchestra, e ci appare trasfigurata. Il demone della musica, la musa della musica, prende possesso del suo corpo e della sua anima. E potervi assistere è uno dei miracoli dell’arte.
Ma non è la musica che proviene dall’orchestra a riflettersi sul volto di Antonia Brico, bensì la sua anima musicale che sgorga dal nucleo del suo essere; attraverso il suo volto, il suo corpo e le sue mani si espande e prende il controllo dell’orchestra, la guida, la muove, la accarezza, la suona – produce l’arte della musica.
Non ho mai visto Antonia Brico dirigere ma mi basta vederla in questo film per sapere che è una creatura prediletta dalla musa e una benedizione per l’umanità, una benedizione che l’umanità ha di fatto sepolto e dimenticato, sbarrandole la strada, condannandola a una vita da direttrice d’orchestra senza orchestra.
Jonas Mekas, “The Village Voice”, 12 settembre 1975