ANJA
T. alt.: Anja Gaj, Tajna Ani Gaj. Sog.: dai racconti S meškom za smert’ju e Anja Gaj di Sergej Grigor’ev. Scen.: Ol’ga Preobraženskaja, Ivan Pravov. F.: Vasilij Chvatov. Scgf.: Dmitrij Kolupaev Int.: Nonna Timčenko (Anja Gaj), Michail Žarov (Jean, marinaio), Juldaš Agzamov (Ali, persiano), Naum Rogožin (Khan-khos-oglu, mercante persiano), Leonid Jurenev (Parmën Ivanovič, timoniere), Elena Tjapkina (moglie del mugnaio), Pëtr Zinov’ev (marinaio). Prod.: Sovkino (1° stabilimento). Pri. pro.: 12 aprile 1927. 35mm. L.: 1300 m (incompleto). D.: 57’ a 20 f/s. Bn
Scheda Film
Prima del successo assordante di Il villaggio del peccato, Ol’ga Preobraženskaja occupava una modesta nicchia come regista di film per l’infanzia. Negli anni Venti in Unione Sovietica le fiabe erano vietate, per non distrarre il bambino dalla costruzione del socialismo. Ai ragazzi bisognava offrire storie edificanti nelle quali i giovani protagonisti ripetevano le eroiche imprese degli adulti. I cineasti di spicco non si cimentavano in questo genere, che toccava ai nuovi arrivati oppure ai registi ‘non graditi’ appartenenti alla generazione precedente, come appunto Preobraženskaja. Formalmente Anja si inserisce in quel filone. Un’adolescente rimasta sola al mondo incontra un marinaio-rivoluzionario, sposa la causa della rivoluzione ed entra nell’Armata Rossa. “Contrapponendoci ai film sdolcinati con Jackie Coogan, noi volevamo presentare i bambini come parte attiva della lotta rivoluzionaria” scrisse la regista. “In Anja i bambini muoiono per la rivoluzione […] Non è un film per l’infanzia, ma un film al quale prendono parte dei bambini […] mostra la rivoluzione così come essa è percepita e riflessa dall’animo infantile”. Per Preobraženskaja il film fu un punto di svolta. Era un perfetto esempio di ‘straniamento’, il principio descritto per la prima volta dal filologo formalista Viktor Šklovskij. Nella storia del cinema questo termine è strettamente associato allo sperimentalismo, e in particolare alla Fabbrica dell’attore eccentrico (FEKS): tuttavia anche i cosiddetti tradizionalisti sapevano usare lo ‘straniamento’ in maniera creativa. Due anni dopo Ol’ga Preobraženskaja e Ivan Pravov ‘estranieranno’ la rivoluzione nel mondo del circo in L’ultima attrazione, sceneggiato proprio da Šklovskij. In Anja lo sguardo infantile sulla rivoluzione produce una commistione di generi. Il risultato è un dinamico film d’avventura che tende ora verso la commedia eccentrica, ora verso il dramma naturalistico. Da un lato ci sono i rivoluzionari che si nascondono nelle bare, i gendarmi sciocchi e facilmente ingannabili fumati di hashish. Dall’altro lato ci sono le immagini, girate in stile documentario, dei familiari uccisi della protagonista (i corpi coperti da stuoie dalle quali spuntano soltanto i piedi, e un volto con la bocca spalancata). Il tono pacato del film è a tratti alterato da un montaggio frenetico e la fotografia realistica è increspata dal gioco nervoso di macchie di luce. Vasilij Chvatov, secondo operatore di Ejzenštejn in Sciopero, rivela qui tutta la sua maestria. Per molto tempo si pensò che fosse sopravvissuta solo una parte del film. Poi ne furono ritrovate altre tre, ma ormai la pellicola era caduta nell’oblio. Sembra che la proiezione di Anja al Cinema Ritrovato sia la prima in più di settant’anni.
Pëtr Bagrov