AN-NIL FI AL-AYAT / AL-NAS VA AL-NIL
Scen.: Youssef Chahine, Nikolai Figourovski, A. El-Charkawi. F.: Alexander Shelenkov, You-Lan Chen. M.: Rachida Abdel Salam. Scgf.: Maher Abdel-Nour. Mus.: Aram Khachaturian. Int.: Salah Zulfikar, Seif El Dine, Imad Hamdi, Ezzat El-Alaili, Igor Vladimirov, Vladimir Ivachov, Tawfik El Deken, Inna Fyodorova. Prod.: Cairo Film, Mosfilm. 35mm. D.: 109’. Col.
Scheda Film
Il 15 maggio 1964, dopo anni di lavori titanici, viene inaugurata in pompa magna la diga di Assuan in Egitto. Barâk, un adolescente nubiano, e Nikolaj, un giovane ingegnere di Leningrado, si bagnano per l’ultima volta in quel braccio di fiume. Tra i due si stabilisce un legame mentre riaffiorano immagini del loro passato.
In questa coproduzione sovietico-egiziana, un lavoro su commissione che dovrebbe celebrare l’edificazione della diga, Youssef Chahine si trova contro entrambi i paesi committenti: sia i sovietici che gli egiziani rifiutano il risultato finale proposto dal regista e gli impongono un nuovo montaggio (uscito con il titolo Les Gens du Nil), che Chahine disconosce. L’unica copia dell’opera originale viene segretamente consegnata su richiesta di Chahine alla Cinémathèque française diretta da Henri Langlois, grazie alla complicità dell’addetto alla cultura dell’Ambasciata francese al Cairo, che accetta di far uscire dal paese la pellicola in una valigia diplomatica. Non poteva che essere la Cinémathèque française, con la supervisione dello stesso Chahine, a restaurare nel 1996 un film che si credeva perduto per sempre. Rivedendo il film si capisce perché i sovietici e gli egiziani avessero rifiutato la versione di Chahine. In An-Nil Fi Al-Ayat il regista inventa una forma che moltiplica gli intrecci paralleli e i flashback e, lungi dal magnificare le grandi opere del socialismo trionfante, insiste sui disagi esistenziali di ingegneri russi che soffrono di nostalgia, di donne troppo istruite che vengono escluse dal lavoro e dell’operaio nubiano cosciente del fatto che il nuovo tracciato del fiume sommergerà le sue terre e farà scomparire la sua cultura ancestrale.
Tewfik Hakem