ADDIO GIOVINEZZA!

Augusto Genina

S.: dalla commedia omonima di Sandro Camasio e Nino Oxilia. Sc.: Augusto Genina e Luciano Doria. F.: Carlo Montuori e Antonio Martini. Scgf.: Giulio Folchi. In.: Carmen Boni (Dorina), Walter Slezak (Mario), Elena Sangro (Elena), Augusto Bandini (Leone), Piero Cocco (Carlo), Gemma de’ Ferrari (madre di Mario), A. Ricci (padre di Mario). P.: Films Genina. l.o.: 2352m. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Edizione stabilita a partire da una copia positiva imbibita, con didascalie francesi, incompleta, conservata dalla Cinémathèque de Toulouse e da materiale positivo su supporto di sicurezza tratto da un negativo non montato e privo di didascalie cons“Terza versione cinematografica della fortunata commedia crepuscolare di Camasio e Oxilia: preceduta dalle due edizioni del 1913 (a firma di Sandro Camasio, per la Itala Film) e del 1918 (a firma dello stesso Genina, sempre per la Itala), e seguita dall’edizione 1940 di Ferdinando Poggioli. Genina sposta stavolta l’azione ai tardi anni Venti, e non è solo una questione di costumistica e scenografia urbana: trapelano le tracce di progressiva fascistizzazione dell’Italia, nell’episodio dell’occhialuto Leone che in treno si ritrova accanto ad una negra e subito cambia posto disgustato, o nella baldanza sportiva dei ragazzi al parco. Stretto in una storia di edificante tristezza, e di ragionevolezza ideologica (gli universitari non sposano le sartine), Genina procede a passo pesante, allunga i gag studenteschi oltre ogni limite fisiologico, irrigidisce i passaggi da una situazione all’altra.
Film risolutamente, ironicamente non divistico: di fronte alle trepidazioni di Carmen Boni, in un ruolo tutto sommato convenzionale, Elena Sangro è una donna fatale giunta alla parodia o perlomeno al ripensamento critico di se stessa: abbastanza libera e sfrontata da cercarsi e prendersi un’avventura sessuale, abbastanza disincantata da sapere che se il gioco si fa troppo duro, tanto vale volgersi altrove. Non è più tempo di dive, non è ancora tempo di dark ladies: che d’altra parte, nel cinema italiano, non troveranno mai posto”
(Paola Cristalli, Cinegrafie, n.7)
ervato dal Gosfilmofond di Mosca. L’edizione ricostruita risulta lacunosa della parte finale.

Copia proveniente da