A WALK WITH LOVE AND DEATH

John Huston

T. it.: Di pari passo con l’amore e la morte; Sog.: dall’omonimo romanzo di Hans Koningsberger; Scen.: Dale Wasserman, Hans Koningsberger; F.: Edward Scaife; Op.: Kenneth Withers; M.: Russell Lloyd; Scgf.: Stephen B. Grimes, Wolfgang Witzemann; Cost.: Leonor Fini, Annalisa Rasalli-Rocca; Mu.: Georges Delerue; Ass. R.: Wolfgang Glattes, Richard Overstreet; Int.: Anjelica Huston (Claudia de Saint-Jean), Assaf Dayan (Héron de Fois), Anthony Corlan (Robert de Loris), John Hallam (Sir Meles), Robert Lang (capo dei pellegrini), Guy Deghy (sacerdote), Michael Gough (monaco pazzo), George Murcell (il capitano), Eileen Murphy (zingara), Anthony Nicholls (padre superiore), John Huston (Robert il vecchio), John Franklyn (mezzano); Prod.: Carter DeHaven per 20th Century Fox 35mm. L.: 2465 m. D.: 90’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Lo scorso ottobre, nell’abbazia gotica più antica d’Italia, a Fossanova, John Huston ha ultimato le riprese di A Walk with Love and Death, tratto da un mio romanzo pubblicato nel 1961. Ho assistito sin dall’inizio alle riprese collaborando con il regista, consuetudine assolutamente rara, forse proprio perché rari sono i registi come Huston. Per uno scrittore, le qualità più importanti di Houston sono due. La prima è la sua grande avversione per le scelte facili, i luoghi comuni e le metafore inconcludenti. Non importa ad esempio quanto fosse difficile rendere lo scorrere del tempo, preferiva lavorarci per settimane piuttosto che ricorrere a trucchi come l’albero che prima ha le foglie e poi le ha perdute. A causa di questa avversione nei confronti del luogo comune si rifiutò anche di aderire a uno degli sviluppi del libro, per me perfettamente legittimo, laddove la protagonista si ammalava e doveva interrompere il suo viaggio. Huston voleva trovare un’altra soluzione: “Sarebbe troppo facile fare ammalare la protagonista proprio adesso”, diceva.

Questa osservazione si lega anche alla seconda delle sue qualità. Credo che la sua abilità artistica sia costantemente regolata da una concezione quasi puramente matematica della realtà filmica, che per lui si discosta molto dalla realtà letteraria o dalla realtà vera a propria. Così ho dovuto spiegargli con precisione ogni singola parola o azione per avere la sua approvazione, non era ammessa la benché minima ambiguità. E quando alcune delle persone che aveva attorno, quelle più inserite nella logica dello show-business, parlavano di “intrighi amorosi” o della “reazione dei giovani d’oggi”, Huston li ascoltava pazientemente, salvo poi ignorare tutti i loro consigli (cosa che di solito succedeva regolarmente).

Hans Koningsberger, Film Quarterly, Spring 1969

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