A RECONSTRUCTED COMPILATION OF MICROSCOPIC SHOTS OF CRYSTAL STRUCTURES AND OPENING FLOWERS: WORKING MATERIAL BY J.C. MOL

CRISTALS IN COLOUR (Olanda, 1928) D.: 10’. Col

OPENING FLOWERS (Compilation of shots, Olanda, 1928) D.: 7’. Col.

35mm. D.: 17’ a 18 f/s

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

J. C. Mol ottenne riconoscimenti da parte della Filmliga per i suoi film scientifici. Le sue riprese accelerate, rallentate e microscopiche tendono all’astrazione e all’enfatizzazione del movimento. Per questo esse corrispondono alle idee della Filmliga sul “cinema assoluto”. Non sappiamo con certezza quali sequenze la Filmliga abbia proiettato. Mol probabilmente utilizzò i suoi materiali montandoli in vari modi. Il Netherlands Filmmuseum ha realizzato questa antologia come tentativo di ricostruzione delle proiezioni dell’epoca della Filmliga.

“Che il lavoro di Mol venga classificato come di riproduzione, non trova giustificazione nell’usuale divisione fra arte e natura; ma in questo caso non si è cercato di trasformare la natura in un mezzo per l’uomo e l’intenzione del cineasta non va oltre un’attenzione per gli elementi naturali, visti attraverso occhi umani. In questo senso vi è un’altra importante differenza fra un documentario medico e un film di Mol. Nel primo caso la realtà naturale viene appena alterata dalla macchina da presa. Nel secondo, si ha la decisa e sconosciuta sensazione che il mondo microscopico che vi viene raffigurato, divenga qualcosa di gigantesco, che non si sarebbe mai potuto nemmeno sognare. Qui siamo ormai al confine e manca un passo perché microbi e cristalli divengano gli attori di un film di Man Ray. Allora, l’intenzione prevarrebbe del tutto sulla natura e il documentario diverrebbe una libera composizione. Tuttavia, il cineasta che documenti obiettivamente la vita del mondo microscopico, ma ingrandendolo fino a dimensioni innaturali, non si oppone già alla natura?” (Menno ter Braak, Filmliga, n. 11, maggio 1928)

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