À LA CHALEUR DES ANNÉES FROIDES

Darius Kaufmann, Eytan Jan

Sog./Scen.: Eytan Jan, Darius Kaufmann. F.: Nina Bernfeld. M.: Franck Nakache. Mus.: René Baños. Int.: Mirta Ibarra, Enrique Pineda Barnet, Adela Legrá, Jerónimo Labrada, Eduardo Manet. Prod.: Antoine Goldet per Amok Films. DCP. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 2013, mentre sgomberavo l’appartamento dei miei nonni, mi sono imbattuto in una serie di manifesti cinematografici cubani risalenti agli anni Sessanta. All’epoca i miei nonni erano giovani socialisti francesi desiderosi di contribuire alla costruzione di una società rivoluzionaria a Cuba, e mio nonno iniziò a collezionare manifesti di film cubani. È stato allora che ho conosciuto Eytan, anche lui regista, al quale ho detto della recente scoperta. Anche per lui la conoscenza di Cuba si era spesso limitata ai simboli stereotipati di Fidel Castro, Che Guevara, Crisi dei missili, Guerra fredda… e poco altro. Ci animavano lo stesso entusiasmo, le stesse domande: il solitario ‘io’ è diventato un collettivo ‘noi’. L’eclettismo dei manifesti è stato fonte di sorpresa e meraviglia ancora maggiori. A Cuba, la più famosa attrice contemporanea, la Mirta Ibarra di Fragola e cioccolato (1993), ci ha aperto le porte del cinema cubano. Abbiamo così incontrato i pionieri del cinema rivoluzionario di Cuba, ed è con queste figure che vogliamo costruire la nostra storia di un cinema combattuto tra il rispetto delle direttive ufficiali e la passione per la libertà d’espressione e di creazione. Allo stesso tempo, però, vogliamo intraprendere il racconto di una ‘storia umile’ del cinema cubano che riunisca in un’unica grande danza i ricordi di ieri e le pratiche di oggi. È quella contagiosa energia, quel desiderio di fare film a ogni costo, che vogliamo così disperatamente mettere in immagini.
Nell’Avana degli anni Sessanta c’erano 140 cinema. Oggi ne restano solo una decina. Per dieci anni l’industria cinematografica fu un pilastro della Rivoluzione, ma l’irrigidimento del regime la portò a un precipitoso declino. Il film esplora il cinema rivoluzionario cubano grazie ai ricordi dei suoi pionieri, come il regista Enrique Pineda Barnet e le attrici Adela Legrá e Mirta Ibarra, e attraverso gli occhi di una nuova generazione di cineasti cubani, combattuti tra l’amore per il loro paese e l’aspirazione alla libertà artistica. Un’ode al cinema popolare e alla sua capacità di creare una coscienza collettiva.

Darius Kaufmann

 

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