A JITNEY ELOPEMENT

Charles Chaplin

T. it.: Charlot prende moglie. Scen.: Charles Chaplin. F.: Harry Ensign. Scgf.: E.T. Hazy. Int.: Charles Chaplin (il falso conte), Edna Purviance (la ragazza), Fred Goodwins (il padre), Leo White (il conte), Lloyd Bacon (il maggiordomo), Paddy McGuire (vecchio domestico), Carl Stockdale (poliziotto), Ernest Van Pelt (poliziotto), Bud Jamison (altro poliziotto). Prod.: Jesse T. Robbins per The Essanay Manufacturing Company. DCP. Bn. 

info_outline
T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Quarantesima apparizione di Chaplin sul grande schermo, A Jitney Elopement procede in equilibrio sulla linea immaginaria che separa il Chaplin ‘primitivo’ da quello ‘classico’. Se è vero che i personaggi – padre, madre, figlia, conte, impostore – appaiono ancora piuttosto rigidi, schematici e privi di una dimensione morale, che l’impianto narrativo è troppo fragile per saldare assieme i diversi spazi/set dell’azione (casa, parco, strada), e che le cadute, i calci e gli inseguimenti rispondono, a tutti gli effetti, al richiamo farsesco, alcuni passaggi lasciano intravedere una trasformazione in essere. Si tratta principalmente di momenti in cui la connotazione romantica e la lettura simbolica o surreale di una situazione riescono momentaneamente a imbrigliare l’azione ipercinetica liberando così altri umori: la dignitosissima rassegnazione di Charlot che si fabbrica una sigaretta mentre assiste impotente alle galanterie del suo rivale in amore, una sorta di ‘valzer’ delle auto ripreso in lunghissimo campo che interrompe un interminabile inseguimento, la difficoltà dello stare a tavola, di usare gli strumenti giusti (la pagnotta tagliata come una fisarmonica, i fagioli mangiati con coltello e forchetta) durante la cena a casa di Edna che prelude, ancora timidamente, alla satira dell’alta società e delle sue idiosincrasie, oggetto di molte delle sue opere successive.