A HARD DAY’S NIGHT
T. it. Tutti per uno. Scen.: Alun Owen. F.: Gilbert Taylor. M.: John Jympson. Scgf.: Ray Simm. Mus.: John Lennon, Paul McCartney, George Martin. Int.: John Lennon (John), Paul McCartney (Paul), Ringo Starr (Ringo), George Harrison (George), Norman Rossington (Norm), Anna Quayle (Millie), Victor Spinetti (dirigente televisivo), Wilfrid Brambell (nonno), Deryck Guyler (ispettore di polizia), Phil Collins (uno dei fan). Prod.: Proscenium Films, Walter Shenson Films DCP. D.: 87’. Bn.
Scheda Film
Assistere a una proiezione di A Hard Day’s Night in un cinema di quartiere – allora esistevano ancora i cinema di quartiere, e i quartieri – era un’esperienza affascinante e molto divertente. Nelle prime settimane di programmazione il cinema era dominato da schiere di fan urlanti. Gradualmente l’isteria e i portafogli si assottigliavano e i Beatle-maniaci abbandonavano le sale per far posto ai Beatle-fan come me, altrettanto entusiasti ma più tranquilli. Se tornavamo a vedere il film più e più volte, era prima per capire, poi per goderci appieno la brillante sceneggiatura a quattro voci di Alun Owen e le euforiche acrobazie della cinepresa di quell’ americano espatriato, Richard Lester. Oggi A Hard Day’s Night conserva tutta la sua forza, il suo buonumore, la giovialità e la cortesia tipiche dell’atmosfera delle Midlands. Apprezziamo ancora la mano sicura con cui Lester dirige le sue star, come se fosse un indulgente fratello maggiore, e nell’assenza di presunzione di questa sicurezza riconosciamo il ‘verso libero’ di un personalissimo ritmo cinematografico (dove di tanto in tanto la macchina da presa indugia sull’istante di divertimento o di umiliazione di un personaggio secondario). Nel film ritroviamo quello che allora sollecitava la nostra adesione: la perfetta sintesi di un momento in cui, per molti di noi, era bello essere giovani. La perdita di quel momento, e di quella giovinezza, possono renderci malinconici quando riguardiamo (specie se da soli) A Hard Day’s Night. Perché noi siamo invecchiati, e il film no. Dieci anni dopo ci rendiamo conto che era un rito di passaggio – glorioso – verso il nulla.
Richard Corliss, “Film Comment”, maggio-giugno 1974
Si potrebbe dire che il montaggio frammentato sia essenzialmente una derivazione della nouvelle vague (come si potrebbe dire che John Lennon qui è una versione britannica di Jean-Paul Belmondo, cosa che effettivamente è), ma ci sono almeno due differenze: lo stile e l’accessibilità. Il film di Lester applica l’approccio nouvelle vague a modo suo e con piglio più ottimista. E poi, se vogliamo essere realistici, l’impatto e l’influenza (negli Stati Uniti e in Gran Bretagna) di un film in lingua inglese con i Beatles sarà molto più profonda di quella di tutti i film della nouvelle vague messi insieme.
Ken Hanke, “Films in review”, febbra- io 1993