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Dossier Blasetti: L’ORA A CAVALLO

L’ORA A CAVALLO

Sog.: Michela Zegna. Op.: Manuel Cumani, Pianosequenza. M.: Davide Ricchiuti. Ricerche fotografiche: Alfredo Baldi. Archivio e digitalizzazione: Archivio fotografico Cineteca di Bologna. Post- produzione: L’Immagine Ritrovata. Prod.: Cineteca di Bologna. D.: 15’. DCP. Versione italiana / Italian version

Introducono Mara Blasetti, figlia del regista, e Michela Zegna

L’archivio di Alessandro Blasetti è una scoperta continua. La conclusione dei lavori di catalogazione delle oltre novemila fotografie del fondo ha riportato alla luce centinaia di scatti che documentano la lavorazione dei suoi film dal 1929 al 1966.
Grazie agli affettuosi ricordi della figlia Mara, che fin da bambina frequentò i set del padre e che più tardi diventò segretaria di edizione e poi aiuto regista in ben otto dei suoi film, è stato possibile riassaporare l’atmosfera di un modo di fare cinema perduto. Comparse, attori, scenografi, costumisti, truccatori, direttori della fotografia, aiuto registi, sceneggiatori, produttori, immortalati dall’occhio della macchina fotografica, tornano a vivere attraverso le parole di Mara.
I set di Blasetti sono uno straordinario laboratorio di sperimentazione di tecniche di ripresa applicate ai generi cinematografici: dalla creazione di un effetto zoom – che le cineprese del tempo ancora non consentivano – utilizzato nel teatro interamente ricostruito per il Nerone (1930) interpretato da Petrolini, alla costruzione del carrello Mancini, il primo su ruote pneumatiche, presumibilmente comparso durante la lavorazione di 1860 (1933). Per Blasetti ogni nuovo film rappresentava una sfida per trovare il miglior modo di rendere visivamente il racconto, superando i limiti della tecnologia del tempo.
In Il cinema che ho vissuto, ‘Il matto con gli stivali’, così soprannominato con affetto dal graffiante Steno sulle pagine del “Marc’Aurelio”, racconta in prima persona alcuni di questi episodi, tra cui l’invenzione dell’‘ora a cavallo’: “Ero a Napoli verso la fine del 1932 per La tavola dei poveri. Già da tempo girare di notte, in piena notte e con la sola luce artificiale, con eccessi di illuminazione e di buio, mi dava oltre al fastidio della falsità e dei bruschi contrasti di colore anche quello della soluzione più facile, del contentarsi più grossolano. Chiesi a Montuori di girare appena calato il sole, profittando del quarto d’ora della superstite e ancora avvertibile, luminosità diffusa. E fu proprio lui che, in proiezione, battezzò questo nuovo modo di riprendere le scene esterne di notte. Era nato il sistema dell’‘ora a cavallo’, a cavallo tra il giorno e la notte. Un sistema costoso, rischioso: in un quarto d’ora recuperare, e quindi aver già impostato, preparato e provato, il lavoro di una giornata. Per arrivare in tempo, le ore che precedono bisogna davvero averle fatte tutte al galoppo”.

Michela Zegna

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Lunedì 27/06/2016
18:00

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