24/04/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ lunedì 27 aprile

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Grandi classici da tutto il mondo oggi, che troviamo in tv e un po’ andiamo a scovare dalle piattaforme, da vedere o rivedere. E scopriamo così se siamo uomini cha sapevano troppo…

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L’UOMO CHE SAPEVA TROPPO (The Man Who Knew Too Much, 1956, 120 min) di Alfred Hitchcock
[Rete 4 (canale 4), ore 16.25]

Questa seconda versione d’un più dimesso thriller girato nel 1934 è il trionfo dell’estetica anni Cinquanta: stessa storia, ma tutto è più grande, più esotico, più stupefacente, più risonante, amplificato e orchestrale pur nella perfetta concentrazione aristotelica di spazio e tempo, e naturalmente in meravigliosi colori.

Un giorno nella vita: il giorno in cui James Stewart e Doris Day perdono e ritrovano il loro bambino rapito. Hitchcock qui è puro genio: perché quella voce materna che canta Que sera sera e corre lungo le scale verso il figlio, più potente del Male e più veloce del montaggio, metterà per sempre i brividi; e perché dopo tante visioni di sicuro c’è qualcuno che non ricorda chi è Ambrose Chapel.
(P.C.)

Approfondimenti

Il film ‘alla radio’ su “Hollywood Party”; recensione d’epoca di Bosley Crowther sul “New York Times”; lo speciale di “Cinephilia & Beyond” con la sceneggiatura originale; Italo Moscati racconta Hitchcock alla radio; la parola ad Alfred Hitchcock: entrambe in inglese, un’intervista e una conferenza-stampa-masterclass.

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IL GIOCO DELLE COPPIE (Doubles vies, 2018, 107 min) di Olivier Assayas
[Sky Cinema Romance (canale sky 307), ore 19.05]

Una commedia firmata Assayas ha disorientato buona parte della critica transalpina che l’ha accolta freddamente, come se un autore non potesse dare prova di eclettismo. L’umorismo del film, girato in Super 16mm, è interamente affidato ai dialoghi, non alle azioni e il respiro è dunque impresso dalla parola. Vent’anni dopo Fin août, début septembre (1998), Assayas privilegia nuovamente il microcosmo dell’editoria perché è uno degli ambienti segnati in modo più profondo dall’avvento del digitale con la diffusione degli e-book, dei tablet e soprattutto per le trasformazioni che ha attuato nel nostro rapporto con la lettura e la scrittura. Il film suggerisce come, anche se immersi in un mutamento di forme, codici, lessico, tempi e dinamiche comportamentali, in sostanza gli individui continuano ad essere sempre gli stessi. Anzi, la civiltà virtuale e digitale favorisce l’antica tendenza alla menzogna adottata come tattica e difesa non solo nei confronti degli altri ma anche di se stessi.
(R.C.)

Approfondimenti

Recensione di “Le Monde”; il sito ufficiale del film e l’intervista video a Olivier Assayas sul film alla Mostra di Venezia (in francese).

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I NUOVI MOSTRI (1977, 104 min) di Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola
[Rai Movie (canale 24), ore 19.15]

A quasi tre lustri di distanza dal celeberrimo I mostri, con cui Dino Risi aveva immortalato in venti fulminanti episodi costumi e scostumatezze della società del boom, lo stesso Risi e gli altri due maestri della commedia all’italiana, Mario Monicelli ed Ettore Scola, aggiornano il carosello delle italiche mostruosità. Ritorna la premiata coppia Gassman-Tognazzi, cui s’aggiungono Alberto Sordi e Ornella Muti, ma i tempi sono cambiati, siamo nel pieno degli anni di piombo, e nemmeno il comico può arginare la violenza. Nel nuovo bestiario del malcostume nazionale spuntano bombe e pistole, cinismo e cattiveria hanno perduto ogni ingenuità, la satira si fa raggelante. I ‘nuovi mostri’ sono lo specchio di una società sempre più disgregata, meschina, indifferente, e sanciscono la morte della commedia all’italiana: l’elogio funebre pronunciato da Sordi nell’omonimo episodio rappresenta la celebrazione, nostalgica seppur gioiosa, di un modo di fare spettacolo ormai perduto. Il film ottenne la nomination agli Oscar 1979 come miglior film straniero. La versione presentata comprende dodici dei quattordici episodi originali.
(A.A.)

Approfondimenti

La scheda del film; il volume-catalogo dedicato a Ettore Scola a cura di Paolo Russo.

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Dai cataloghi delle piattaforme online:

LE CATENE DELLA COLPA (1947, 97 min) di Jacques Tourneur
[Disponibile su Rai Play]

Uno dei caposaldi della cinefilia classica, un fulgido archetipo del noir. Robert Mitchum fa il benzinaio in provincia, su uno sfondo di monti. Ma poco ci vuole perché il passato ritorni, nelle forme d’un gangster di cui una volta era stato al servizio. Torna anche una donna, la dark lady che già l’aveva amato e ingannato. La pioggia battente sferza ogni ricordo e desiderio, Mitchum si infila l’impermeabile, socchiude quei bedroom eyes come solo lui sa fare e s’arrende al destino (con consapevole nichilismo, confessato solo a un taxista).

Dagli horror di Val Lewton, Tourneur porta con sé il prodigioso direttore della fotografia Nicolas Musuraca, cui si devono il bianco bagliore dei flashback messicani e le ombre d’una lunghissima notte americana.
(P.C.)

Approfondimenti

Una nota sul film nell’ambito dell’omaggio a Robert Mitchum del Cinema Ritrovato 2017; la scheda di Mario Sesti nell’Enciclopedia del cinema Treccani e quella di Stephanie Zacharek sul sito della Library of Congress; un ricco speciale su “Cinephilia & Beyond” con la sceneggiatura originale annotata di Daniel Mainwaring e sue dichiarazioni sul film; il documentario Jacques Tourneur le médium.

 

A DIRECTOR’S NOTEBOOK (Block notes di un regista, 1969, min) di Federico Fellini
[Disponibile su Rai Play]

Ecco un prodotto d’autore fatto su misura per il piccolo schermo. Si tratta di Federico Fellini di cui, nel corso di questo anno apocalittico, si celebrano i 100 anni dalla nascita. Viaggio goliardico a colori nel ‘dietro le quinte’ di un regista che ci vuol far credere che sia un documentario, mentre invece mette in scena se stesso come farebbe con i personaggi dei suoi film: “da tempo pensavo di fare qualcosa per la tv, questa specie di ponte più delicato, più intimo, più personale, tra l’autore e il pubblico. La presenza di questo occhio grigiastro, spalancato nella casa, l’occhio di un animale extraterrestre, mi ha sempre affascinato”. È la prima volta che Fellini lavora per la televisione e lo fa con spensieratezza, facendo l’occhiolino allo spettatore seduto sul divano. Gli mostra le rovine del set di un film che mai realizzerà, Il viaggio di G. Mastorna e i provini di un Marcello Mastroianni strapazzato nel ruolo di Fernet; lo conduce per paesaggi stranianti di rovine e personaggi che comporranno il suo film successivo Fellini Satyricon (1969) e che in certa misura anticipano Roma (1972).
(M.Z.)

Approfondimenti

Il sodalizio Fellini/Zapponi; tra le edizioni Cineteca di Bologna il cofanetto DVD Labirinto Fellini.

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Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alice Autelitano, Alessandro Cavazza, Roberto Chiesi, Paola Cristalli e Michela Zegna.