30/06/2017

Cinefilia Ritrovata, Cinema Ritrovato 2017: focus su ‘Bella di giorno’ e ‘Break up’

I post di CinefiliaRitrovata.it dedicati al Cinema Ritrovato. Come ogni anno il magazine della Cineteca di Bologna seguirà da vicino – e con sguardo critico – gli appuntamenti più salienti in programma. 

Cinema Ritrovato 2017: Bella di giorno

Severine/Catherine Deneuve incarna la frigidità di una donna altera ed eterea, distinta e aristocratica, che dà sfogo alla sua alienazione in un distorto e nevrotico erotismo. Già due anni prima di Bella di giorno, nel 1965, Roman Polanski aveva evocato in Repulsion la doppia vita dell’erotismo di Carol – interpretata, non a caso, dalla stessa Deneuve – in un gioco di eco e parallelismi, dove è Buñuel a toccare le più ambigue corde del femmineo. Passando dalla sua più sublime, quasi beatifica manifestazione a quella più sordida e bassa, Bella di giorno ingabbia lo spettatore inizialmente nel piacere estatico e onirico dei protagonisti e poi nella brutalità di un eros che sconfina nel grottesco, ma ciò che rende quanto più reale e vicina l’esperienza di Severine è proprio questo: lo sradicamento delle pulsioni, il contrasto tra l’effimero e l’eterno, l’animo e la carne, quest’ultima sempre così pulsante e viva nell’immaginario del regista.

Continua a leggere il pezzo di Elvira Del Guercio

Cinema Ritrovato 2017: Break up – L’uomo dei cinque palloni

I titoli di testa del film: serigrafie automatiche in nero e bianco con tratti grossi e decisi si stampano sullo schermo anticipando il ritmo dei pistoni delle macchine industriali delle scene successive. Un meccanismo circolare impacchetta caramelle con ripetitive torsioni. “Ha i movimenti umani”. 348 348 348. Mario (Marcello Mastroianni), l’industriale milanese titolare della fabbrica ripete come un mantra questo numero sfinendo il perito che lo accompagna nella consueta ispezione e che con tono pacato cerca di spiegare al “dottore” che per ora le macchine arrivano a 340 confezioni al minuto. “Sono macchine tedesche, sono macchine buone”.

Continua a leggere il pezzo di Laura Dinicolantonio