08/04/2020

Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ giovedì 9 aprile

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Woody Allen, Martin Scorsese, Jacques Tati, King Vidor e Steno (con un sempre grande Totò) sono i protagonisti dei consigli di visione per orientarsi nel panorama televisivo (e non solo) di giovedì 9 aprile:

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LA ROSA PURPUREA DEL CAIRO (The Purple Rose of Cairo, 1985, 82 min) di Woody Allen
[Sky Cinema Romance (canale Sky 307), ore 11.05]

È il nostro più grande desiderio tornare al cinema, rivedere le sale aperte riempirsi di persone che vogliono godersi un film, condividendo il buio accogliente di una sala. Seguiamo dunque la protagonista Cecilia (Mia Farrow), una barista del New Jersey, negli anni della Grande Depressione; per evadere da un’infelice vita coniugale, si riscalda al fascio di luce che materializza i suoi desideri sullo schermo, a tal punto che, Tom Buxter (Jeff Daniels), uno dei personaggi della sua pellicola preferita, La rosa purpurea del Cairo, esce dalla tela bianca. Un Woody Allen in forma smagliante ci offre tutto il suo amore per la Settima arte, accompagnandoci con elegante umorismo dentro la macchina hollywoodiana sforna-sogni. Nel finale, la realtà avrà la meglio e la protagonista tornerà a cullare le proprie fantasie al cinema. Non vediamo l’ora di poterlo fare anche noi.
(M.Z.)

Approfondimenti

La recensione su Sentieriselvaggi.it e l’intervista a Woody Allen.

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THE DEPARTED – IL BENE E IL MALE (2006, 151 min) di Martin Scorsese
[Italia 1 (canale 6), ore 21.10]

Diventare poliziotti o criminali: questa l’alternativa per chi viene dai bassifondi. Ma poi, alla fine, che differenza fa? Colpevoli o meno, si muore in un attimo, senza quasi rendersene conto, in quello che è forse il più cupo e pessimista dei film di Scorsese. Matt Damon e Leonardo Di Caprio, alias Colin Sullivan e Billy Costigan – i loro nomi e cognomi hanno identico numero di lettere – sono le belle facce speculari della stessa medaglia americana. Infiltrato dalla malavita nella polizia l’uno, infiltrato dalla polizia nella malavita l’altro. A fare da collante un padre putativo (punitivo?) che ha il ghigno e l’animo mefistofelico di Jack Nicholson. I meccanismi – che scorrono perfetti come gli ingranaggi di un orologio – sono quelli del hongkonghese Infernal Affairs, ma la tensione morale è puro Scorsese. Suo unico, tardivo, Oscar per la regia, The Departed è l’ideale per entrare nel mondo del regista e recuperare tutte quello che c’è stato prima e tutto quello che è venuto dopo, partendo da Mean Streets fino al crepuscolare The Irishman.
(G.D.S.)

Approfondimenti 

Lezione di cinema di Martin Scorsese al Cinema Ritrovato 2018; intervista a Matt Damon e Leonardo Di Caprio (sottotitolata in italiano); discorso di Martin Scorsese alla vittoria dell’Oscar, consegnato da Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e George Lucas; recensioni del film su “Gli spietati”.

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MONSIEUR HULOT NEL CAOS DEL TRAFFICO (Trafic, 1971, 96 min) di Jacques Tati
[Rete 4 (canale 4), ore 02.50]

Proporrei un esperimento: procurarsi in qualche modo il file della sola colonna sonora di questo film (musiche, dialoghi e rumori) e ascoltarla come se fosse il disco di un grande sperimentatore sonoro. Credo potremmo trarne giovamento. I film migliori di Tati (tutti, sostanzialmente) prosperano su un apparente paradosso: fino agli anni ’70, resta l’erede più ostinato della comicità visiva e surreale del cinema muto (in Trafic, la sequenza del tamponamento a catena è in tal senso emblematica), ma se lo privassimo del suono non avrebbe più senso. Tati è un sublime direttore d’orchestra dei rumori del suo tempo, dall’inferno sferragliante dell’ora di punta allo scalpiccio di una suola sul pavimento, fino ai dialoghi spesso farfugliati e costantemente allergici alla letterarietà (in Trafic un patois anglo-franco-olandese). Tati guarda, ascolta e ricrea il mondo con l’acume di un antropologo e il genio di un demiurgo. L’odissea di questo film, da Parigi a Amsterdam per portare un pazzesco camper-car a un salone automobilistico, fa parte delle grandi opere del Novecento.
(A.M.)

Approfondimenti

Un ritratto di Jacques Tatiun commento critico e un’intervista a cura di Jonathan Rosenbaum.

NOSTRO PANE QUOTIDIANO (Our Daily Bread, 1934, 80 min) di King Vidor
[Disponibile su Mubi]

A cosa servono i classici? Per me sono come bussole dell’anima, che ci fanno sentire meno soli nel presente e nella storia. Nostro pane quotidiano è uno dei tanti grandi film di un pioniere della storia del cinema, King Vidor, realizzato durante la Grande Depressione, a sostegno della politica roosveltiana del New Deal. Nella sua autobiografia (A Tree Is a Tree, 1953), Vidor, che era cristiano scientista, afferma di “aver sempre voluto utilizzare lo schermo cinematografico per esprimere la speranza e la fede’. Il film fu molto attaccato dalla stampa di destra che accusò il regista, tacciandolo di comunismo. In realtà Vidor era lontanissimo dal comunismo, credeva invece a un ritorno alle origine degli USA, ai pionieri, a una vita agreste capace di valorizzare l’umanità di ognuno. Per Vidor il gruppo non è una massa, ma l’alleanza tra individui che mettono il loro sapere in comune. Benché fosse uno dei patriarchi di Hollywood, nessun produttore credette nel suo progetto, che fu, così, uno dei primi esempi di cinema indipendente. Vidor lo autoprodusse, impegnando la casa e l’auto, Chaplin fu l’unico a sostenerlo, assicurandone la distribuzione in sala, con la sua United Artists. Si raggiunge l’apoteosi nel finale che ha un ritmo e una forza utopica contagiosa. 
(G.L.F.)

Approfondimenti

La storia del film su AFI Catalogue; recensione d’epoca sul “New York Times”; una nota sul blog di John Greco; un saggio di Tony D’Angela sul cinema di King Vidor.

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Dalla mattina di venerdì 10 aprile

I DUE COLONNELLI (1962, 96 min) di Steno
[Rai Movie (canale 24), ore 9]

“Badate colonnello, io ho carta bianca”. E la risposta di Totò (potete immaginarla…) arriva come una liberazione (sembra ogni volta di sentire gli spettatori in coro all’unisono). Secondo film con Totò ambientato attorno ai fatti del 1943 (pur sviluppando spunti ben diversi), girato a un anno dal precedente I due marescialli, che offriva sicuramente un Vittorio De Sica in più… Ma I due colonnelli può a sua volta contare su Nino Taranto e offrire quel pizzico di retorica che in fondo non stona, trattando avvenimenti così drammatici. Un ricordo poi lo merita un attore presente in entrambi i film: Roland Bartrop, inglesissimo (seppur accreditato come von Bartrop!), al quale è toccato in sorte di interpretare il militare nazista (è lui quello che ha carta bianca). Ruoli infami d’antagonista, eppure imprescindibili, da offrire in pasto al grande e buono Totò.
(A.R.)

Approfondimenti

La puntata della serie Rai 1939-1945. La II Guerra Mondiale, dedicata all’attacco italiano alla Grecia.

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Selezione titoli, commenti e approfondimenti a cura di Alessandro Cavazza, Gianluca De Santis, Gian Luca Farinelli, Andrea Meneghelli, Andrea Ravagnan e Michela Zegna.