Effetto Vertigo

La vertigine in Vertigo è al contempo forma e contenuto, tema portante del film ma anche costruzione narrativa. 

In primis, la vertigine è ciò che fin dall’inizio affligge Scottie, il quale in seguito ad un trauma, ha sviluppato una forte acrofobia che gli impedisce di svolgere il proprio lavoro. La trama man mano si evolve, entrano in gioco gli altri personaggi chiave e soprattutto fa la sua comparsa Madeleine, che in breve tempo diviene l’ossessione di Scottie, l’intreccio narrativo si fa allora progressivamente più intricato e l’identità stessa di Madeleine, che è contemporaneamente tre persone ma in fondo non è nessuna di queste, amplifica lo spaesamento, il senso appunto di perdita delle coordinate. 

La città di San Francisco, caratterizzata di per sé dal continuo alternarsi di alto e basso, così come gli elementi architettonici e paesaggistici  (l’iconico ponte sospeso, il campanile, le altissime sequoie) creano insieme un paesaggio psicologico perfettamente in linea con le le vicende che vi svolgono e con gli stati d’animo dei personaggi. 

Fin dai titoli di testa il motivo geometrico della spirale domina lo schermo ed è un motivo ricorrente nel corso dell’intero film, a partire dall’evidente forma dello chignon che è uno dei segni distintivi di Madeleine-Carlotta-Judy, nonché l’ossessione primaria di Scottie. La stessa evoluzione del personaggio della donna ha idealmente la forma di una spirale, cioè di qualcosa che ciclicamente ritorna uguale a sé stesso ma al contempo sempre diverso. 

Ma non solo, il film è infatti una foresta di simboli e così la spirale continua a tornare nei cerchi concentrici della sezione del tronco che Scottie mostra a Madeleine, oppure nella sequenza surreale (e surrealista) del sogno di lui ed ancora nella tromba della scala a chiocciola della chiesa. 

E proprio la scala è protagonista di una delle più celebri ed iconiche scene del film, per filmare la quale Hitchcock ricorse ad uno stratagemma tecnico che è passato alla storia come “effetto Vertigo”.

Nella scena in questione Scottie sta salendo le scale mentre segue Madeleine, ma ad un tratto guardando verso il basso viene colto dal senso di vertigine che la sua fobia gli provoca, e attraverso una inquadratura soggettiva lo spettatore stesso subisce uno shock percettivo a causa della straniante distorsione dell’immagine sullo schermo.

Nella gallery seguente alcuni bozzetti dello storyboard della scena del campanile realizzati dallo scenografo Henry Bumstead: 

 

A.H. “Le è piaciuto l’effetto di distorsione, quando Stewart guarda nella tromba delle scale del campanile; sa come è stato fatto?”
F.T. “Ho pensato che fosse una carrellata indietro, combinata con un effetto di zoom in avanti, è così?”
A.H. “È vero. Già quando stavo girando Rebecca, nella scena in cui Joan Fontaine sveniva, volevo mostrare che provava una sensazione speciale, che tutto le si allontanava prima della caduta. Mi ricordo sempre che una sera, al ballo del Chelsea Art, all’Albert Hall di Londra, mi ero ubriacato terribilmente e avevo avuto questa sensazione; tutto si allontanava molto da me. Ho voluto ottenere questo effetto in Rebecca, ma invano, perché questo è il problema: restando fisso il punto di vista la prospettiva deve allungarsi. Ci ho pensato per quindici anni. Quando me lo sono chiesto di nuovo nella Donna che visse due volte, il problema si è risolto servendosi del Dolly e dello zoom, simultaneamente”. 
(François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, 1985)

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