BY THE SEA
T. it.: Charlot alla spiaggia. Scen.: Charles Chaplin. F.: Harry Ensign. Scgf.: E.T. Hazy. Int.: Charles Chaplin (passante), Billy Armstrong (villeggiante), Margie Reiger (moglie del villeggiante), Bud Jamison (marito geloso), Edna Purviance (sua moglie), Paddy McGuire (padrone del banchetto dei rinfreschi), Carl Stockdale (poliziotto). Prod.: Jesse T. Robbins per The Essanay Manufacturing Company. DCP. Bn.
Scheda Film
Ad ogni nuova uscita, il valore monetario delle comiche di Chaplin cresceva esponenzialmente, tanto che la Essanay iniziò a imporre agli esercenti un minimo di cinquanta dollari al giorno per il noleggio di ogni film, un costo senza precedenti nella storia del cinema. Nonostante gli incassi stellari che la presenza di Chaplin garantiva alla compagnia, i rapporti tra Anderson, Spoor e Chaplin non furono mai idilliaci. Chaplin era impaziente di tornare in California: “le possibilità offerte dallo studio erano molto limitate e non mi sentivo per niente soddisfatto e perciò proposi ad Anderson di andare a Los Angeles, che in quel settore disponeva di una migliore attrezzatura. Egli acconsentì, ma per un altro motivo: perché gli stavo monopolizzando lo studio, che non era abbastanza grande né dotato di personale sufficiente per tre compagnie. Trattò quindi l’affitto di un piccolo studio a Boyle Heights, nel cuore di Los Angeles. Mentre eravamo là, due giovanotti agli inizi della carriera vennero ad affittare una parte dello studio: si chiamavano Hal Roach e Harold Lloyd”. I preparativi per il trasferimento dello studio causarono un notevole ritardo sulla tabella di marcia a cui Chaplin ovviò girando alla ‘maniera Keystone’: in un solo giorno e on location, in una ventilata spiaggia nei pressi di Crystal Pier. Come in In the Park, dove il titolo sembra già dichiarare una certa semplicità di intenti, By the Sea è di fatto un unico, godibile sketch in cui non mancano le acrobazie e qualche trovata spassosa. Tra tutte, la finta cordialità ritrovata tra Chaplin e Billy Amstrong davanti al chiosco dei gelati, che presto precipita in un’escalation di soprusi reciproci. Da non perdere, il primo embrionale accenno al ‘numero delle pulci’ (qui si allude in realtà ai pidocchi dello sventurato avversario), vero cavallo di battaglia di Chaplin, e lo scontro in puro stile slapstick in cui il cono gelato sostituisce la torta alla crema