Per Un Pugno Di Dollari

Sergio Leone

T . int .: A Fistful of Dollars Sog.: Sergio Leone. Scen.: Sergio Leone, Duccio Tessari. F.: Federico Larraya, Massimo Dallamano. M.: Roberto Cinquini. Scgf., Cos.: Carlo Simi. Mus.: Ennio Morricone. Int.: Clint Eastwood (Joe, lo straniero), Gian Maria Volonté (Ramón Rojo), Marianne Koch (Marisol), Margarita Lozano (Consuelo Baxter), Bruno Carotenuto (Antonio Baxter), Antonio Prieto (Benito Rojo), Wolfgang Lukschy (John Baxter), José ‘Pepe’ Calvo (Silvanito), Mario Brega (Chico). Prod.: Arrigo Colombo, Giorgio Papi per Jolly, Constantin, Ocean. DCP. D.: 100′. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il restauro dell’immagine è stato realizzato a partire dal negativo camera originale Techniscope depositato presso l’archivio della Cineteca di Bologna per conto della società Unidis Jolly Film. Il direttore della fotografia Ennio Guarnieri ha supervisionato la colour correction e una copia Technicolor d’epoca è stata utilizzata come riferimento in questa fase. Le musiche sono state rimasterizzate a partire da due set di magnetici originali, 35mm e 16mm.

In un certo senso, Sergio Leone sentiva che Hollywood non sapeva più creare la magia che lo aveva incantato da giovane. I western erano diventati troppo convenzionali e verbosi […]. Se le storie cominciavano a sembrare sciocche o prevedibili, non si poteva pretendere di tenere avvinti gli spettatori a lungo, e l’incanto era desti nato a scomparire. Leone intuiva che le vecchie favole stavano svanendo e sentiva che “non sarebbe stato possibile rimpiazzarle”. Si poteva far rivivere l’incanto concentrandosi su dettagli convincenti, facendo uno sforzo per mantenere la favola il più possibile realistica, sottolineando l’imprevedibilità, accentuando ‘lo spettacolo’ e creando un eroe in sintonia con i tempi. Era abbastanza esperto da sapere che c’era una differenza enorme tra le mistificazioni di Hollywood e i fatti della vita quotidiana, questione ben più complessa del semplice contrasto tra ‘mito’ e ‘realtà’. Ed era affascinato dal meccanismo che permette al cinema di proporsi come moderna forma di mito. Da Per un pugno di dollari in poi, Leone vuole farci credere alle sue favole e fa di tutto perché ciò avvenga, ma nel contempo non vuole che ci crediamo. Per prendere le distanze usa l’ironia, l’umorismo e la voce di un personaggio che dice “Mi sembra di giocare agli indiani”. Insomma, vuole avere tutto. […] Sergio Leone faceva film western ambientati in un’altra epoca e in un altro paese, in un passato insieme storicamente accurato e simile a un sogno. Invece di raccontarci le sue storie alla maniera hollywoodiana (come aveva imparato a fare), le abbelliva, trasformava la grammatica del film in una sorta di retorica e generalmente aveva nei confronti del western l’atteggia mento di un manierista alle prese con un soggetto biblico. Una delle caratteristiche salienti del western era il paesaggio, e Leone usò i paesaggi in maniera spiazzante, ora riempiendoli di faccioni ora distanziandosi per lasciarli sorprendentemente vuoti. Piuttosto che invocare i valori morali tradizionali del western, trasformò il genere in un muscoloso carnevale mediterraneo popolato da canaglie e da imbroglioni. Quando Leone cita i western hollywoodiani nella Trilogia del dollaro – ora per riaccenderne la magia, ora per esorcizzarli – lo fa sempre in questo contesto culturale nuovo. Per sua stessa ammissione, quando girava Per un pugno di dollari aveva in mente soprattutto Shane di George Stevens, con il suo cavaliere solitario venuto dal nulla e coinvolto in una guerra contro i prepotenti per aiutare la ‘sacra famiglia’ e poi tornare da dove era venuto; Warlock di Edward Dmytryk, in cui gli abitanti del villaggio attendono una sparatoria “come ragazzini che aspettano la parata del circo”; e il ciclo Ranown di Budd Boetticher, una serie di western a basso costo che contrappongono il granitico stoicismo dell’eroe (Randolph Scott) a una serie di riusciti e pittoreschi farabutti. Nei western di Boetticher il protagonista porta il suo senso dell’onore e la sua dignità in una desolazione sorprendentemente spoglia. In Per un pugno di dollari l’eroe preferisce di gran lunga sfruttare la situazione.

Christopher Frayling, Once Upon a Time in Italy. The Westerns of Sergio Leone, Harry N. Abrams, New York 2005

 

Copia proveniente da

Restaurato da Cineteca di Bologna e Unidis Jolly presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata. Con il supporto di Hollywood Foreign Press Association e The Film Foundation. Si ringraziano i produttori Giorgio Papi e Arrigo Colombo . La proiezione è stata resa possibile dai detentori dei diritti, la famiglia Paladino e Unidis Jolly Film, che ha prodotto e distribuito il film. Uno speciale ringraziamento alla famiglia Leone.