BOREC I KLOUN
T. it.: Il lottatore e il clown. Scen.: Nikolaj Pogodin. F.: Sergej Polujanov. Scgf.: Vasilij Ščerbak, Boris Ėrdman. Mus.: Jurij Birjukov. Int.: Stanislav Čekan (Ivan Poddubnyj), Aleksandr Michajlov (Anatolij Durov), Anatolij Solov’ëv (Boucher), Boris Petker (Truzzi), Ija Arepina (Mimì), Georgij Vicin (Enrico), K. Ignatova (Esterina), G. Abrikosov (Fiš), L. Topčiev (Orlando). Prod.: Mosfil’m. 35mm. D.: 95’. Col.
Scheda Film
I protagonisti di Borec i kloun sono due figure storiche: Ivan Poddubnyj, illustrissimo campione russo di lotta greco-romana, e Anatolij Durov, fondatore di una dinastia circense. Konstantin Judin, abile regista cinematografico di genere, aveva preparato per anni questo omaggio al “vecchio circo”. Morì improvvisamente dopo poche settimane di riprese e fu chiesto a Boris Barnet di sostituirlo – cosa che Barnet fece a modo suo, cambiando il cast e improvvisando il più possibile. Il film porta il nome di entrambi i registi. Barnet disse a Georges Sadoul che era diventato uno dei suoi preferiti.
In effetti durante le riprese e il montaggio riuscì a trasformare questo libro illustrato del tempo che fu in uno dei suoi film più vivaci, giocando sulle qualità e i difetti del procedimento Sovcolor e ripensando alla sua breve carriera sul ring.
La storia si snoda nell’arco di molti anni, senza alcuna preoccupazione di simmetria o chiarezza: Esterina, la figlia del proprietario del circo, fugge con l’innamorato per poi riapparire in seguito senza fidanzato, tramutata contro ogni logica in una maliziosa parigina: chiaramente furono fusi due ruoli per favorire Kjunna Ignatova, che era stata l’eroina di Barnet in Ljana (1955). Il più complesso dei due personaggi principali non è il giovane protagonista ma il colossale Poddubnyj (Stanislav Čekan, ispirata scelta di Judin), in un capovolgimento che ricorda quello di Vicino al mare più azzurro (Barnet avrebbe poi dato a Čekan una breve e suggestiva scena in Annuška).
Le passioni e le amicizie sono improvvise e durature. Le morti avvengono senza preavviso: la trapezista Mimi amata da Poddubnyj voleva essere più leggera dell’aria ma è sconfitta dalla forza di gravità. Qui Barnet ricorda D.W. Griffith, studiato quando era allievo di Kulešov. Godard colse nel segno quando scrisse, nel 1959, che “il famoso ‘stile della Triangle’, più che in Allan Dwan o in Raoul Walsh, si ritrova oggi nel lavoro di Boris Barnet”.
Adattato da Bernard Eisenschitz, Boris Vassilievitch Barnet, Editions de l’Œil, Paris 2024