RITEN
Sog., Scen.: Ingmar Bergman. F.: Sven Nykvist. M.: (Siv Kanälv (Siv Lundgren). Int.: Ingrid Thulin (Thea), Anders Ek (Sebastian Fischer), Gunnar Björnstrand (Hans Winkelmann), Erik Hell (giudice Ernst Abrahamsson), Ingmar Bergman (sacerdote). Prod.: Lars-Owe Carlberg per Cinematograph AB. DCP. Bn
Scheda Film
La sproporzione tra la scarsa notorietà di Riten e l’importanza del film per una piena comprensione dell’opera di Ingmar Bergman è abbastanza incredibile. Tuttavia non sorprende: Riten fu realizzato per la televisione svedese, e perfino per quel mezzo era una produzione modesta. Come spiegò lo stesso Bergman nel libro di interviste Bergman on Bergman: “I film sono sempre circondati da molta pretenziosità. C’è un sacco di apparato. Le riprese prendono 45 giorni, 50 giorni, 65 giorni. Fellini ci mette 28 settimane e c’è un gran baccano e Dio sa quanto costa. Così ho pensato: ‘Diamine, riunisco quattro dei miei migliori amici, proviamo per quattro settimane e poi giriamo’. Mi sono detto che sarei riuscito a girarlo in nove giorni”.
Per queste ragioni Riten è sfuggito all’attenzione di molti ammiratori di Bergman. Resta tuttavia un’opera cruciale nella sua filmografia e dovrebbe essere considerato (e penso che lo sarà) uno dei suoi risultati migliori. Sono presenti molti temi chiave bergmaniani: per esempio il duplice ruolo dell’artista, umiliato e cannibale. Non da ultimo, Riten, come film bergmaniani più riveriti quali Luci d’inverno e Persona, dimostra l’ambivalenza della condizione umana, dove i rapporti di potere mutano e vittima e oppressore si scambiano di ruolo.
Seppur girato per il piccolo schermo, vale decisamente la pena di guardare Riten anche al cinema (in fin dei conti anche Fanny e Alexander è stato fatto per la tv). Nonostante la sua austera messa in scena e l’uso limitato di espedienti cinematografici più sontuosi, il film risulta ancora eccellente sul grande schermo.
Jan Holmberg